BELPASSO – Raccontare in prima persona, nel 2024, la prigionia in un campo di concentramento tedesco è ciò che ha fatto il tenente colonnello Giovanni Sparpaglia, Internato Militare Italiano a Muhlberg in Germania tra il 1943, subito dopo la nascita della Repubblica di Salò e la firma dell’armistizio dell’8 settembre, e la fine del 1945. Commendatore della Repubblica Italiana dal 2023, nonostante i suoi 103 anni, l’avvocato paternese si racconta agli studenti dell’I.C. “Nino Martoglio” di Belpasso, attenti e pieni di stupore dinanzi all’orrore della prigionia, all’incubo della fame e all’incertezza del domani.
Un racconto vivido di particolari legati all’esperienza militare, alla “guerra guerreggiata” e alla prigionia in due campi tedeschi in Polonia e tre nella Germania dell’Est prima e subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, nei pressi dell’Elba e dell’attuale Bielorussia. Infiniti trasferimenti su carri bestiame da dove si poteva scendere solo una volta al giorno per non più di un’ora, in cui più di sessanta persone venivano stipate e private di qualsiasi tipo di umanità.
“A Berlino – racconta Sparpaglia – sono stato privato di tutto ciò che avevo addosso. Mi identificava solo una mostrina con un numero, che ancora oggi conservo insieme a molti altri oggetti e documenti, anche fotografici, che possiedo grazie al coraggio di alcuni compagni che hanno voluto immortalare la nostra assurda quotidianità in barba ai controlli tedeschi”.
Ispezionato ripetutamente, presente all’appello due volte al giorno nei campi di prigionia, corroso dalla fame e dal freddo ma ancor di più dalla privazione della libertà, Sparpaglia viene liberato dall’Armata Rossa di Stalin, costretto ancora per cinque mesi a rimanere internato in un campo di prigionia sovietico in condizioni di vita inenarrabili. A dargli la forza di andare avanti il desiderio di ritornare in Patria e il sostegno degli amici commilitoni dinanzi a migliaia di prigionieri dai cui volti sconosciuti trasudava il terrore di non sopravvivere a una realtà disumana e alienante. E poi la Slovenia, l’Istria e i partigiani comunisti in un’Europa non ancora completamente pacificata.
Affascinati da un racconto coinvolgente e ironico e da un’energia travolgente e insolita per un ultracentenario, alla fine dell’incontro gli studenti hanno chiesto di poter osservare i diari, le annotazioni, le medaglie ricevute, hanno chiesto di poter avere l’onore di stringere la mano a un italiano innamorato della vita, che riesce ancora a raccontare la sua giovinezza vissuta sotto gli orrori della dittatura. Gli studenti della “Martoglio” hanno semplicemente incontrato la Storia del Novecento.
Articolo redatto in collaborazione con la Prof.ssa Mariella Chiantello
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