PATERNÒ – La pandemia che ha colpito la popolazione mondiale ha costretto gli italiani a mettere da parte la difesa di diritti inviolabili, come il diritto allo studio. Per questo motivo, indipendentemente dai mezzi a disposizione, dagli obblighi, dai diritti e dai doveri, la maggior parte dei docenti ha attivato la didattica a distanza (DaD), nel tentativo di garantire ai propri studenti una parvenza di normalità quotidiana.
Non sono mancate le difficoltà, sia per i docenti che per i discenti e le loro famiglie e, in nome dell’emergenza, il nuovo motto sembra essere “si fa quel che si può”, probabilmente per stigmatizzare quel senso di impotenza e smarrimento che, da due mesi a questa parte, pervade l’animo di adulti, ragazzi e bambini.
Nello specifico, l’Istituto comprensivo “G. Marconi” di Paternò e Ragalna, grazie al Dirigente scolastico, Prof.ssa Maria Santa Russo, coadiuvato dal Dsga, Carmela La Manna, dal personale ATA, dalla Prof.ssa Kay Spampinato, dal Prof. Antonio Calì e dal Prof. Giovanni Doro, in collaborazione con il comune di Ragalna e con il Vicesindaco Lucia Saladdino, ha distribuito i dispositivi digitali previsti dalla normativa, distinguendosi ancora una volta per l’attenzione e la premura rivolta a ogni singolo alunno.
Tuttavia, alla luce della paventata possibilità che questo strumento didattico si perpetui anche a settembre per scongiurare il rischio di nuovi contagi, è doveroso ricordare che niente potrà mai sostituire o essere lontanamente paragonabile alla vita scolastica comunitaria e reale: una vita scandita dal rintocco della campanella, dall’attesa di un nuovo giorno da trascorrere insieme e dalla trepidazione per l’ultimo quarto d’ora di lezione prima di tornare a casa da mamma e papà, ai quali si potrà raccontare la propria giornata; una vita inebriata dal profumo dei libri durante le lezioni e dall’odore di pane e nutella sprigionato dallo zaino del compagno di banco prima della pausa di socializzazione; una vita arricchita dallo sguardo d’intesa tra amici e dalle incomprensioni, dal sorriso degli insegnanti e dal loro rimprovero materno e paterno; dall’accostamento ossimorico della lavagna in ardesia e della Lim; dallo sguardo vigile e attento dei collaboratori scolastici, necessario per la sicurezza di tutti gli studenti.
Potrebbe sembrare l’elenco degli aspetti più futili della quotidianità scolastica, eppure psicologi, pedagogisti e sociologi sono concordi nell’affermare che la relazione sia alla base dell’apprendimento, al punto che dopo anni probabilmente si dimenticherà il Teorema di Pitagora, ma resterà vivido il ricordo del tono di voce dell’insegnante “preferito/a” o la visita didattica condivisa con i compagni di classe.
Tutto questo non potrà mai essere sostituito dalla freddezza di uno schermo. I dispositivi elettronici sono utilissimi per agevolare l’apprendimento e la comunicazione tra docenti e discenti e sarebbe anacronistico restare ancorati a un modello scolastico obsoleto, tuttavia bisogna relegarli al vero ruolo che possono assumere nel processo d’apprendimento: quello di supporto al raggiungimento del successo formativo di ogni alunno.
Come direbbe Daniel Goleman, psicologo statunitense, “nella realtà quotidiana nessuna intelligenza è più importante di quella interpersonale”, pertanto l’auspicio è quello di tornare al più presto tra quei banchi di scuola che trasudano normalità.
Prof.ssa Gabriella Sirni, docente di Lettere