CATANIA – Lunedì 22 gennaio, nell’ambito del Programma di Educazione per le Scienze Economiche e Sociali (promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e diretto dal prof. Carlo Cottarelli), gli studenti del Liceo “Spedalieri” di Catania – con a capo la Dirigente Scolastica Prof.ssa Biagia Vincenza Ciraldo – hanno avuto l’opportunità di incontrare, nell’Auditorium Cuccia, la prof.ssa Lucrezia Reichlin, docente di economia alla London Business School.
Il tema è legato alle nozze d’argento con l’Euro: “Il valore dell’Europa: crescita, occupazione, regole e diritti”.
Buon compleanno Euro
Venticinque anni fa, il primo gennaio del 1999, nasce l’euro. In una prima fase si tratta di una valuta solo virtuale, utilizzata per scopi contabili e pagamenti elettronici; monete e banconote arrivano tre anni più tardi, nel 2002. Il simbolo dell’euro si ispira alla lettera greca epsilon, riprende la prima lettera della parola Europa e rinvia alla culla della civiltà europea.
Nelle banconote vengono raffigurate finestre, portali, ponti, ossia metafore dello spirito di apertura, dialogo e collaborazione che incarna l’Unione Europea. Ogni moneta è caratterizzata da un lato comune europeo (una cartina geografica dell’Europa) e da una faccia nazionale, con disegno scelto liberamente dagli Stati membri (unico obbligo la presenza delle 12 stelle dell’Unione Europea).
Da un quarto di secolo i cittadini possono viaggiare senza le complicazioni e i costi legati al cambio e milioni di studenti e lavoratori all’estero non devono più utilizzare valute differenti. Tuttavia, la moneta che ognuno di noi ha in tasca non è solo uno strumento capace di donarci semplicità, stabilità e una maggiore capacità di tenuta di fronte agli shock economici.
L’euro è la realizzazione di un’idea che parte da lontano, uno dei simboli più preziosi dell’unità europea. Dopo la Seconda guerra mondiale, leader lungimiranti comprendono che per garantire la pace nel nostro continente l’unica strada è l’unione delle economie. Venti Paesi, una moneta unica: 350 milioni di cittadini condividono la stessa moneta nonostante lingue, tradizioni e culture diverse, superando i confini nazionali e l’alterità dell’altro.
Al mondo ci sono rilevanti potenze economiche, pensiamo agli Stati Uniti o alla Cina ma anche ad altri Stati estremamente popolosi come l’India, nei confronti dei quali un’Europa divisa in Stati singoli è insignificante. Con l’euro, invece, si è data concretezza alla dimensione europea e si è fatta massa critica, rendendo il Vecchio continente un attore mondiale.
A Massimo D’Azeglio viene attribuita una frase mai pronunciata: “L’Italia è fatta, adesso bisogna fare gli italiani“. In realtà, la sua posizione è ben più pessimistica: “Purtroppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gli italiani“.
In sostanza, esiste il contenitore, lo Stato italiano, ma non il contenuto, l’identità italiana, la coscienza di appartenere a un un’unica collettività. La via all’integrazione europea non può che andare in direzione ostinata e contraria. Del resto i primi 25 anni dell’euro ci hanno dimostrato che un sogno si può trasformare in progetto e che anche i progetti più audaci possono diventare realtà. Per dirla con lo scrittore francese Anatole France, “per realizzare grandi cose, non dobbiamo solo agire, ma anche sognare; non solo progettare ma anche credere“.
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