CATANIA – Giorno 20 gennaio nell’ex Monastero dei Benedettini, Auditorium “De Carlo”, gli studenti della 5B del Liceo Classico “Mario Rapisardi”, accompagnati dalla Prof.ssa Angela Rita Pistorio e dal Dott. Luigi Sanfilippo hanno partecipato al Convegno “Frontiera e confine. Culture a contatto nella Sicilia antica”, promosso dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Catania diretto dalla Prof.ssa Marina Paino, dalla Scuola di Specializzazione dello stesso Ateneo, dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, dal Comune di Marianopoli e dalla Fondazione Ignazio Buttitta con la partecipazione di Amenanos Gruppi Archeologici d’Italia, dell’Archeoclub d’Italia e di BC Sicilia di Mussomeli.
Un lungo dibattito, ancora aperto, ha proposto letture diversificate per definire una frontiera o un confine; termini intesi, a volte, in chiave strettamente geografica, per definire i limiti fisici dei territori o degli insediamenti e, a volte, come aree di influenza, di contatto, di integrazione tra comunità differenti.
Oggi si è giunti, purtroppo, al paradosso di costruire muri per proteggere un confine illusoriamente geografico e impedire l’afflusso di migranti da altre terre ed altri confini, senza considerare che la storia dell’umanità è una storia di migrazioni.
L’incontro si è posto l’obiettivo di riflettere intorno a una tematica che, affrontata ampiamente alla fine degli anni ’90 in uno dei convegni tarantini (XXXVII), ha visto, in quest’ultimo ventennio, interventi saltuari che hanno centrato l’attenzione piuttosto sul tema del sincretismo e dell’incontro di culture.
È la frontiera culturale che, travalicando confini e limiti geografici, rappresenta un osservatorio privilegiato per comprendere le dinamiche sociali, i processi di integrazione, la trasmissione di ideologie e modelli culturali.
Dalla sfera funeraria a quella religiosa, dall’architettura alla ceramografia o alla plastica se non alla linguistica, sono innumerevoli gli indicatori archeologici che consentono di analizzare il fenomeno della frontiera culturale e i meccanismi che si innestano nell’incontro tra comunità differenti che vivono su uno stesso territorio.
Un lento processo di integrazione e sincretismo porta alla formazione di una nuova realtà culturale dove ideologie, comportamenti di vita, schemi iconografici e modelli tipologici vengono rielaborati e rifunzionalizzati, dando luogo a nuove forme espressive e comunicative.
Il contributo degli studi demoetnoantropologici diventa, in questo quadro, particolarmente utile a integrare l’analisi delle dinamiche di trasmissione di rituali, simbolismi, pratiche ergologiche, espressioni linguistiche in aree geografiche ben lontane da quelle nelle quali esse si erano sviluppate e in tempi tra loro anche molto distanti.
L’incontro ha proposto un approfondimento e un aggiornamento di queste tematiche in un ambito, quale quello della Sicilia antica, che ha visto l’incontro e l’integrazione di genti e culture provenienti da altre aree del Mediterraneo, tenendo conto che le vicende che investono la Sicilia si inseriscono in una cornice unitaria e contigua con quanto avviene nel Meridione d’Italia.
Due sessioni del Convegno si sono tenute nell’ex Monastero dei Benedettini, Auditorium “De Carlo” (19 gennaio pomeriggio e 20 gennaio mattina) e due a Marianopoli dove ha sede un importante museo archeologico che mostra, attraverso la sua ricca documentazione archeologica e storica, quali siano, nella cultura materiale, gli esiti di un insediamento che può emblematicamente rappresentare un “centro di frontiera” (20 gennaio pomeriggio e 21 gennaio mattina).
La cura scientifica del Convegno è stata di Rosalba Panvini (Università degli Studi di Catania/DISUM), di Bianca Ferrara (Università degli Studi di Napoli Federico II) e di Ignazio E. Buttitta (Presidente della Fondazione Buttitta).
Gli studenti hanno molto apprezzato questo momento culturale, interagendo con il contesto e esprimendo la loro curiosità sui temi trattati.
L’I.I.S.S “Mario Rapisardi” di Paternò, da diversi anni, desidera aprire nuovi orizzonti per la formazione dei propri studenti, creando un’offerta formativa più dinamica con confronti esterni culturali che si intersecano con la tradizionale didattica scolastica.
Gli studenti devono uscire dalle classi e assistere a una didattica meno tradizionale e manualistica, legata alla ricerca e a contesti che vivranno a completamento del percorso scolastico.
L’impegno del Liceo “M. Rapisardi” è quello di creare e formare “donne e uomini” in grado di apprezzare il proprio territorio, arricchirlo e migliorarlo con la loro presenza.
La scuola ha l’obbligo e la centralità di mantenere una cittadinanza attiva dove i valori del passato non devono essere cancellati, ma come sosteneva Seneca, “la vita è divisa in tre momenti: passato, presente, futuro. Di questi, il momento che stiamo vivendo è breve, quello che ancora dobbiamo vivere non è sicuro, quello che già abbiamo vissuto è certo”.
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