Gli studenti del Liceo ”Mario Rapisardi” di Paternò, grazie al Kiwanis presenti all’incontro sull’Apolidìa

PATERNÒ – La Legge 91/1992 prevede che sia cittadino italiano “chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi, ovvero se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello Stato al quale questi appartengono” (art. 1, comma 1, lett. b), Legge 91/1992).

La legge italiana, ponendosi in linea con la Convenzione, prevede che le persone apolidi possano fare richiesta di naturalizzazione dopo 5 anni di residenza legale sul territorio, contro i 10 anni previsti per lo straniero.

Il Kiwanis club Catania e Zafferana, venerdì 10 maggio alle 10,30, nell’Aula Consiliare, palazzo degli Elefanti, hanno organizzato un incontro pubblico in collaborazione con il Consiglio Comunale, sul tema “Apolidìa, una violazione dei diritti umani spesso trascurata”.

Grazie al Presidente Angelo Corsaro, sez Paternò, gli studenti della Terza A classico hanno partecipato in presenza, le altre due terze del classico e artistico in online, si ringrazia il Pro Matteo Piro che ha permesso il collegamento.

Dopo i saluti di inizio lavori del Presidente del consiglio comunale, Sebi Anastasi sempre attento ai temi di concreta attualità rivolti ai giovani, del Luogotenente Angelo Maria Galea, del Past governatore Presidente sez. Zafferana e della Prof.ssa Angela Rita docente accompagnatore degli studenti del liceo Rapisardi, i relatori Alessandro Mauceri, chair distrettuale e membro del tavolo del commissariato straordinario presso il ministero degli interni, Enrico Guidi, protection associate dell’UNHCR (agenzia ONU) e Elena Cassella, Avvocato Cassazione membro del tavolo Minori Scomparsi del Commissariato straordinario presso il Ministero degli interni affrontano il tema in oggetto con competenza e esaustiva informazione, illustrando difficoltà in merito ma affermando che i lavori non si fermeranno e invitano i giovani presenti ad esercitare una forte volontà verso l’impegno e la ricerca, affidando loro ,futuri professionisti di un domani, una società, più pulita e equa, verso i diritti umani.

I relatori nei loro interventi esprimono unanime i seguenti punti focali: ”In un panorama geo-politico complesso come quello di oggi, secondo i dati dell’ultimo Global Trends Report dell’UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati, si contano più di 110 milioni di persone al mondo che sono state costrette a fuggire dalle proprie case per trovare riparo da guerre, violazioni dei diritti umani e persecuzioni. Un ulteriore dato in costante crescita non è solo quello dei rifugiati ma anche quello degli apolidi che ad oggi, secondo i dati a disposizione di UNHCR, arrivano ad oltre 4.4 milioni nel mondo e sono considerati dei veri e propri fantasmi. La definizione di apolide trova il suo spazio all’interno della Convenzione relativa allo status degli apolidi, redatta nel 1954 dalle Nazioni Unite. La nascita di questo trattato era necessaria specialmente nel periodo post Seconda Guerra Mondiale in cui numerose erano le persone che avevano perso la cittadinanza. In aggiunta a questo, la categoria di individui definiti come apolidi non era stata inclusa dalle Nazioni Unite nella precedente Convenzione sullo status dei rifugiati del 1951 e ciò escludeva gli ‘invisibili’ dal poter richiedere la protezione internazionale in quanti tali e godere dei diritti umani fondamentali. In virtù di ciò, la prima volta che la definizione di apolide prende forma, lo fa all’interno della Convenzione del 1954 in cui l’apolide viene inquadrato in un trattato internazionale come “un individuo non riconosciuto come cittadino da nessuno Stato in base all’applicazione della sua legge”.

Le cause che possono portare all’apolidia sono molteplici: per causa ereditaria, mancata registrazione alla nascita, cambiamento climatico (l’innalzamento degli oceani rischia per esempio di far scomparire interi territori), discriminazione nelle leggi di alcuni Stati, dissoluzione di uno Stato che ha dato origine a nuovi Stati (per esempio l’ex Jugoslavia), minoranze etniche non riconosciute come tali dal proprio Paese, ecc.

Teniamo in considerazione che l’assenza di una cittadinanza impedisce ad un individuo di avere un documento e di conseguenza nega l’accesso al welfare di uno Stato, a cure mediche, all’educazione ed al lavoro.

L’Italia conta, secondo i dati ISTAT, 621 persone che, al campo cittadinanza del loro permesso di soggiorno, sono riconosciute con lo status di apolide. A fronte del numero precedentemente menzionato, il dato reale degli apolidi in Italia è sicuramente maggiore, con stime che indicano più di 3mila persone invisibili che non sono riuscite ad ottenere il riconoscimento di questo status e che vivono in condizioni di estrema marginalizzazione. Ancora oggi esistono guerre che procurano cancellazione di stati e comunità, la speranza aiuterà a trovare la giusta strada per consegnare all’intera umanità dignità e appartenenza.

La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande(cit. Hans Georg Gadamer).

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Redazione

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