CATANIA – Oggi un po’ per dovere di cronaca, un po’, diciamocelo, per curiosità siamo andati al Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania, per capire esattamente che aria tira, viste le numerose voci di corridoio che sono giunte.
Partiamo dal punto di vista degli studenti, intervistando due rappresentanti d’Istituto (di cui preserviamo l’anonimato, essendo entrambi minorenni) che ci dicono subito la loro, ricostruendo l’accaduto partendo dalla sera di lunedì 18:
“Lunedì c’era assemblea senza obbligo di frequenza, ed eravamo circa 350 persone, un’aula magna piena, cifre mai viste – ci dicono sorridendo con una punta di orgoglio – in un’assemblea senza obbligo“.
Facciamo però un passo indietro: “Avevamo già chiesto in sede di consiglio d’Istituto, come deliberato prima dal comitato studentesco, la concessione delle aule autogestiste pomeridiane (articolo 2 comma 10 dello Statuto degli studenti e delle studentesse) e l’accesso ai verbali di consiglio di dipartimento per accertare la veridicità di affermazioni riportateci durante il consiglio d’Istituto. Chiedevamo inoltre la possibilità di effettuare raccolte firme senza l’autorizzazione del dirigente scolastico“.
Sono state rifiutate tutte?
“Alcune rimandate altre rifiutate, aspettiamo i verbali. L’assemblea di lunedì ha così votato alla quasi unanimità per l’occupazione. Ci siamo visti verso le 18,30 in un locale vicino scuola e ci siamo organizzati. La volontà era di occupare. Ora, si è parlato di professori sequestrati da noi studenti. Non è assolutamente vero, eravamo 500 persone fuori dalla scuola, e anzi, noi rappresentanti abbiamo collaborato, considerato che l’enorme numero di ragazzi bloccava la strada. Non abbiamo sequestrato nessuno. È voluta entrare anche una macchina della Digos, i ragazzi hanno fatto un cordone per impedirlo; alla fine però si sono spostati. Alcuni parlano di calci contro l’auto della polizia, noi non l’abbiamo visto“.
Se non ci fosse stata la Digos sareste entrati?
“No, non avremmo occupato quella sera. Era una protesta fuori dalla scuola. Per un’ora, prima che arrivassero le altre volanti, c’era solo un’auto della Digos. Tutte quelle persone, se avessero voluto, sarebbero entrate.
Stamattina (19 dicembre) cos’è successo?
“Abbiamo autoconvocato un’assemblea per parlare fra di noi. L’incontro era nel cortile e non siamo potuti entrare né dall’ingresso principale perché c’era la polizia, né da ingressi secondari perché erano bloccati con i catenacci. Dopo 3 ore di assemblea siamo riusciti ad ottenere un confronto con il dirigente scolastico: per la raccolta firme verrà convocato un altro consiglio, le aule autogestite verranno regolamentate al più presto. Dei verbali non se ne parla in quanto c’è stato risposto che i loro contenuti sono il prodotto intellettuale di esclusiva pertinenza del corpo docente e adottato nella sua piena autonomia decisionale sugli aspetti didattici ed educativi“.
Per non saper né leggere né scrivere abbiamo parlato anche con altri studenti, di un po’ tutte le età, e le opinioni sono discordanti: c’è chi si dice soddisfatto per il passo avanti e chi avrebbe voluto definitivamente occupare; se sia per spirito di ribellione o per mancanza di fiducia verso la scuola non sta a noi stabilirlo.
Non dimentichiamoci però che il giornalismo insegna ad ascoltare sempre entrambe le campane, tutti i punti di vista possibili; chiediamo così il permesso di entrare in una scuola pubblica; il guardiano al cancello è un po’ in difficoltà e dice di dover parlare con la dirigenza. Dopo un giro di telefonate infinito, in cui siamo stati in compagnia di un collega di un altra testata, ci viene detto che no, la preside non ci vuole parlare e a scuola non possiamo entrare.
Poco male, il Dirigente Scolastico non rilascia dichiarazioni. Due giornalisti non possono entrare in una scuola pubblica e far cronaca. Poco male di nuovo, la cronaca l’abbiamo fatta da fuori, da dentro, evidentemente, non hanno nulla da dire.