Contro la mafia: la Scuola Media “Maiorana” e l’incontro virtuale con Pif

Contro la mafia: la Scuola Media “Maiorana” e l’incontro virtuale con Pif

CATANIA – C’era anche la Scuola Media “Maiorana” di Catania tra le oltre 5mila scuole di tutta Italia collegate ieri su Feltrinelli Live per l’incontro virtuale con Pif, il noto personaggio televisivo, scrittore, regista e attore di cinema palermitano da sempre impegnato nella lotta contro la mafia. Non a caso l’occasione è stata la presentazione di “Io posso. Due donne sole contro la mafia” scritto, per la Feltrinelli Editore, dal poliedrico Pierfrancesco Diliberto (vero nome di Pif) e dal giornalista investigativo Marco Lillo.

Il libro narra la storia di due sorelle, Maria Rosa e Savina Pilliu, sarde di origine ma palermitane di adozione, che finiscono al centro di una tenaglia terribile e kafkiana allo stesso tempo: da una parte le minacce e la violenza della mafia, dall’altra l’indolenza della burocrazia e della giustizia dello Stato italiano lento a proteggerle e a riconoscerle quali vittime di mafia.

Immaginate – ha raccontato Pif ai ragazzi delle oltre 1.800 classi collegate – di tornare un giorno a casa vostra e di trovare un costruttore legato alla mafia lì davanti. Immaginate che vi dica che quella non è casa vostra, ma sua. E che, qualche anno dopo, ve la danneggi gravemente per costruirci accanto un palazzo più grande“.

E immaginate di dover aspettare trent’anni prima che un Tribunale italiano vi dia ragione. Immaginate che, dopo tutto questo tempo, vi riconoscano un compenso per i danni, che però nessuno vi pagherà mai dato che il costruttore nel frattempo è stato condannato perché legato alla mafia e lo Stato gli ha sequestrato tutto. E ancora, immaginate che di quella somma, che non riceverete mai, l’Agenzia delle entrate vi chieda il 3%”.

Una storia, verrebbe da dire, terribilmente italiana alla quale Pif, con la collaborazione dei suoi lettori, vorrebbe dare un finale diverso, decisamente positivo. Il libro, ha spiegato l’autore, è stato infatti scritto con tre obiettivi: raccogliere, tramite la vendita, la cifra necessaria per pagare il 3% richiesto dall’Agenzia delle entrate; far avere lo status di “vittime di mafia” alle sorelle Pilliu; ristrutturare le palazzine semidistrutte e concederne l’uso a un’associazione antimafia.

Su tutto, però, ha prevalso lo scopo principale: parlare di mafia. Allo studente che chiedeva cosa un giovane può fare contro la mafia Pif ha, infatti, risposto che il primo passo non può che essere informarsi, discutere, parlare, acquisire consapevolezza del fenomeno. Solo successivamente si potrà prendere posizione e affermare i principi della legalità, non solo attraverso l’esercizio attento del diritto di voto e la partecipazione attiva alla vita dello Stato, ma anche tramite i piccoli gesti quotidiani, a partire dal rispetto delle più semplici regole che il vivere con gli altri richiede.

Il titolo del libro “Io posso”, ha spiegato l’autore, fa infatti riferimento a quello che a Palermo, ma un po’ in tutta Italia, è una sorta di mantra. Non importano le leggi, non importa cosa prevedono le regole perché queste sono per gli stupidi, mentre “Io posso … e tu no”. Una mentalità da insolenti e ignoranti che appartiene alla mafia ma non solo, che va combattuta gridando la stessa frase con senso, però, opposto: “Io posso e tu no, perché io sono lo Stato e tu no”.

Tanta curiosità ha destato nei ragazzi anche la copertina del libro con in primo piano Santa Rosalia, patrona di Palermo. Ovviamente il capoluogo siciliano, con le sue contraddizioni, è sfondo e, in qualche modo, anche protagonista della vicenda, ma la Santa fa riferimento allo “spessore femminile” della storia. Le protagoniste sono donne e proprio perché donne, e quindi considerate per natura deboli, la mafia aveva ritenuto di poterne avere ragione facilmente. Ma non è andata affatto così e la determinazione ed il coraggio di “due donne sole” hanno messo in crisi l’arroganza mafiosa!

Una storia, dunque, quella delle sorelle Pilliu dal finale, come detto, ancora aperto, ma che un lieto fine in qualche misura già lo ha e che per questo ha conquistato gli studenti che hanno seguito con piacere e grande attenzione l’incontro. Per i ragazzi della “Maiorana” di Catania l’evento, inoltre, ha rappresentato un’ulteriore importante tappa di avvicinamento alla Giornata della legalità che l’istituto, diretto dalla dott.ssa Gisella Barbagallo, ha in programma per il 23 maggio in coincidenza con la commemorazione del trentennale della morte di Falcone e Borsellino.

Proprio dopo la scomparsa dei due magistrati, ha ricordato Pif, lo scrittore Gesualdo Bufalino, a chi gli chiedeva come si sarebbe potuta sconfiggere la mafia, indicava come risolutivo “un esercito di maestre elementari”. Qual è il ruolo della Scuola in questa lunga guerra i ragazzi e i docenti lo hanno compreso pienamente e, incontrando Pif, hanno come ribadito insieme il loro grido di battaglia: “Io posso e tu no, perché io sono lo Stato e tu no”.