Scuola

Caterina Chinnici al Liceo Spedalieri di Catania per parlare di legalità

CATANIA – Nel 40esimo anniversario della strage di via Pipitone Federico, nella quale 75 kg di tritolo mafioso collocati in una Fiat 126 verde uccidevano il magistrato cinquantottenne Rocco Chinnici, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta (entrambi addetti alla scorta) e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi (ferendo 17 persone), gli studenti del Liceo classico Spedalieri hanno avuto l’opportunità di incontrare la figlia Caterina, magistrato, europarlamentare e autrice del libro “È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, ucciso dalla mafia“.

Attraverso lo sguardo intenso e denso di emozione della figlia e le domande profonde e appassionate dei ragazzi, è emersa la parabola umana e professionale di un uomo infaticabile e determinato che aveva deciso di battersi per la legalità e di servire senza compromessi il proprio Paese.

Dal punto di vista umano, sono stati tratteggiati vari episodi di quotidiana vita familiare, di affetti, di gesti capaci di mostrare l’ordinarietà di una vita straordinaria; un padre che riusciva a conservare un cuore gentile nonostante la durezza del momento. Ad esempio, nonostante la quantità e il peso dei suoi impegni, non perdeva mai un consiglio di classe, in quanto rappresentante dei genitori.

Sotto il profilo professionale, si caratterizzava per la sua capacità di rompere gli schemi, di essere un pioniere, il primo ad aver capito che la lotta alla mafia si fa insieme. In primo luogo, attraverso il coinvolgimento dei giovani per la nascita di una cultura della legalità: “Parlare ai giovani, alla gente, raccontare chi sono e come si arricchiscono i mafiosi […] fa parte dei doveri di un giudice. Senza una nuova coscienza, noi, da soli, non ce la faremo mai“. In secondo luogo, in forza dell’elaborazione di nuovi nuovi metodi investigativi, capaci di imprimere una svolta radicale nella storia della lotta alla mafia.

Nasceva allora a Palermo quel modo di lavorare all’insegna della specializzazione e del coordinamento, che sarebbe diventato un modello a livello nazionale e internazionale nel contrasto al crimine organizzato.

Chinnici intuiva l’importanza della condivisione delle informazioni e del lavoro di squadra, al fine di spezzare il pericoloso isolamento e garantire la prosecuzione delle indagini in caso di morte prematura, e raccoglieva intorno a sé un gruppo qualificato di magistrati (Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello) destinato a divenire quello che verrà chiamato “pool antimafia“.

Di questi valori la nostra terra non ha mai smesso di aver bisogno, così come non abbiamo mai smesso di avere bisogno dei grandi maestri come Rocco Chinnici, che hanno rappresentato e continuano a rappresentare una straordinaria riserva di idealità, nella misura in cui non ignorano i problemi nè si limitano a descriverli ma fanno un passo in più e permettono a noi tutti di farlo, aprendo la strada alla speranza.

Le dichiarazioni della Dirigente Morsellino

Impossibilitata a essere presente, la Dirigente reggente, prof.ssa Brigida Morsellino, ha così motivato questo interessante seminario: “In linea con quelli che sono i principi per cui il dottore Chinnici è stato vittima della mafia e credendo nella diffusione dell’educazione delle giovani generazioni alla legalità, io ritengo che queste iniziative nella scuola siano dei momenti formativi e di riflessione molto importanti. Noi dobbiamo fare di tutto per far in modo che nei giovani cresca il seme della legalità. Da parte della dirigenza, massima disponibilità e un plauso per quanto riguarda l’iniziativa“.

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