CATANIA – Centinaia di studenti e studentesse oggi si sono riuniti a piazza Roma per un corteo che ricordi Lorenzo e chi come lui, è stato una giovane vita spezzata a causa dell’alternanza scuola-lavoro.
La storia di Lorenzo è ormai nota a tutti, ciò che è accaduto a Udine pochi giorni fa però è solo l’ennesima conferma che la buona scuola proposta nel 2015 e la sua alternanza scuola-lavoro ha una serie di contraddizioni interne che gli studenti e le studentesse da ogni parte d’Italia rifiutano e rigettano.
Questo il grido degli studenti in sciopero oggi “di scuola non si può morire”, ci dice Andrea, studente del liceo classico N. Spedalieri: “Di scuola si muore perché non c’è nessuna tutela delle nostre vite, dovremmo imparare nel nostro percorso scolastico a formarci come individui all’interno della società invece ci insegnano tramite l’alternanza scuola lavoro che il nostro futuro sarà da precari non pagati dentro aziende fatiscenti che pensano a lucrale sul nostro operato, questa è una forma di sfruttamento legalizzata.”
Il corteo prosegue per le vie centrali della città tra interventi di ragazzi e ragazze in ricordo di Lorenzo e in protesta al modello di scuola correnti, per le vie della città si vedono nei muri locandine che recitano “Lorenzo è vivo e lotta insieme a noi”, mentre viene bruciato un cartello che cita “Idra dello sfruttamento”, riprendendo sarcasticamente chi negli ultimi anni ha preso delle decisioni importanti sulla organizzazione scolastica, decisioni da cui gli studenti e le studentesse però si sentono costantemente esclusi e sempre sull’onda delle grandi aziende e dello sfruttamento il corteo arriva nella sede catanese di Confindustria.
“Abbiamo scelto Confindustria come simbolo delle grandi aziende che piuttosto che rifiutare questo modello scolastico utilizzano i ragazzi e le ragazze che le scuole mandano per degli stage non pagati, spesso troppo tecnici e dunque pericolosi, facendo si che loro possano portare a termine il loro lavoro aziendale non assumendo personale qualificato ma sfruttando il nostro lavoro, come giovani dovremmo concentrarci sulla nostra formazione, sullo specializzarsi tramite stage pagati in luoghi da noi scelti, invece vogliono abituarci a un futuro fatto di lavoro sottopagato e senza nessun tipo di sicurezza.”