Operai ricoverati per intossicazione da botulino, di cosa si tratta? Ce ne parla la dott.ssa Ronsisvalle

Operai ricoverati per intossicazione da botulino, di cosa si tratta? Ce ne parla la dott.ssa Ronsisvalle

CATANIA – Riflettori puntati sulla strana vicenda dei 14 operai, ricoverati dopo aver mangiato alla mensa. Tutti adesso si trovano in ospedale, sparpagliati tra Cefalù e Termini Imerese, nel Palermitano. Tre sono gravi e sono stati trasferiti in Terapia Intensiva.

Quanto accaduto nelle scorse ore sta richiamando l’attenzione di molti. Cosa sarà successo nelle cucine? Diversi gli interrogativi, ma quel che appare ormai quasi certo è che si tratti di un’intossicazione da botulino.

L’intervista con l’esperto

Per capire di cosa si tratta è intervenuta ai microfoni di NewSicilia.it la nutrizionista catanese Dott.ssa Valentina Ronsisvalle: “Si presenta come molte intossicazioni alimentari. L’infezione si riconosce nel momento in cui, come in questo caso, ci sono più persone che hanno mangiato nello stesso posto e nell’arco delle 24 ore hanno sviluppato determinati sintomi, che generalmente nelle intossicazioni alimentari sono comuni. Solitamente si tratta di vomito, diarrea o mal di pancia“.

Cosè l’infezione da botulino e per cosa si contraddistingue

“Chiaramente nello specifico questa infezione da botulino è particolarmente pericolosa perché il botulino produce una neurotossina. Questa blocca la contrazione dei muscoli ed è come se formasse una sorta di paralisi nel muscolo. Quindi bloccando i muscoli, alla fine, blocca anche quelli respiratori e dunque si muore se non presa in tempo. Se riconosciuta tempestivamente si fa la cura appropriata, ma bisogna vedere. Essendo particolarmente pericolosa non è semplice. Infatti il principio di utilizzare il botulino per le rughe è basato su questo. Si inietta una quantità che non è letale e in questo modo il muscolo si distende e poi ci si fa il filler”. 

Come arriva il botulino nei cibi e come riconoscerlo

“Normalmente si trova in forma di spore per sopravvivere all’ambiente. Produce in tal modo una tossina che poi è quella pericolosa e che crea il problema. Generalmente lo troviamo nelle conserve sottolio. Tutto ciò che viene conservato in un ambiente acido è poco favorevole per la crescita dei batteri (il cibo si conserva sotto aceto perché è un ambiente acido e nessun batterio lì può proliferare, idem per un ambiente sotto sale come si faceva anticamente). Può succedere che il botulino si formi nei latticini, ma molto più probabile che si trovi nelle conserve, come per esempio nei pomodori secchi o il tonno in scatola fatto in casa. Il rischio c’è anche negli affettati e nelle marmellate, specie se fatte in casa, e se non hanno abbastanza zucchero, che dovrebbe fungere da protezione. Bisogna stare attenti allo scatolame vario. Potrebbe succedere anche nei prodotti acquistati ma è molto raro, le aziende fanno attenzione. In questo caso per aver mangiato 14 persone questo cibo il tutto era preparato bene da non essersene accorti”. 

Linsorgenza dei sintomi e la diagnosi

“Un’infezione del genere manifesta i primi sintomi tra le 12 e le 24 ore successive. Gli operai probabilmente avranno pranzato e il tutto ha fatto effetto nell’arco delle 10/12 ore, venendo infatti ricoverati in serata. Se si perde tempo si perde anche il paziente. Si deve essere bravi nella diagnosi e rapidi a trovare l’antidoto. La morte dipende dalle complicazioni ma in ogni caso è un’infezione molto grave, è una neurotossina che agisce a livello neurologico. I maggiori sintomi sono questi. In una fase iniziale sicuramente il sintomo neurologico, come il rilassamento delle palpebre, è il campanello d’allarme”. 

Immagine di repertorio