Ictus, prima causa di disabilità, seconda di demenza e terza di morte

L’ictus è la prima causa di disabilità con quello che ne deriva sul piano sociale e sanitario; è’ la seconda causa di demenza e la terza causa di morte. Riconoscere precocemente il suo manifestarsi diviene fondamentale per limitarne i danni trattandosi,come è noto, una malattia tempo dipendente che necessita, al suo esordio, di essere presto riconosciuta e presa rapidamente in carico.

Non bisogna stancarsi di ripetere che tutti gli attori di un sistema sanitario devono essere in grado, partecipando attivamente, di conoscere il funzionamento della rete dello stroke, perché solo la integrazione di tutti gli operatori sanitari consente alle persone con tale patologia, in fase acuta, di avere i migliori risultati non solo per la vita ma anche per la qualità della vita.

L’esordio dell’ictus rappresenta in verità il fallimento della prevenzione primaria di questa frequente condizione morbosa tanto da dovere affermare che di più deve esser fatto per implementarla. Agire sui fattori di rischio personali e sugli stili di vita dovrebbe essere il primo degli obiettivi pratici da raggiungere,investendo in tal senso doverosamente in risorse e formazione, allo scopo di realizzare quello che è definito invecchiamento attivo o in buona salute della popolazione.

La gestione dell’episodio acuto deve poter essere adeguata per ottenere i migliori risultati possibili per cui appena insorto un evento necessita una funzionante ben collaudata rete dello stroke costituita da una fase preospedaliera, una fase ospedaliera ed una post ospedaliera. Occorre affermare subito che il problema principale più difficile da risolvere è la integrazione degli attori di questo complesso sistema. Si dovrà migliorare la comunicazione e la informatizzazione utilizzando la telemedicina ad oggi non di comune uso in fase post ospedaliera, al domicilio dei malati.

In fase prericovero ospedaliero le variabili importanti di cui tener conto sono naturalmente i pazienti, i loro famigliari, i medici di medicina generale,la continuità assistenziale, il 118. Il percorso del malato con ictus in fase acuta deve prevedere il loro coinvolgimento attraverso la informazione e la formazione per un rapido riconoscimento dei sintomi, un assistenza veloce con ricerca di ospedale idoneo ed un giusto trattamento.

Fondamentale il dispatch della c.o.118 con messa in campo di una task force preospedaliera, uso della Cincinnati prehospital, di utilità nel paziente con sintomi di ictus acuto. I medici di medicina generale e la continuità assistenziale devono essere dentro la rete dovendo conoscere il funzionamento della stessa in tutte le sue articolazioni, implementando le competenze cliniche per riconoscere i primi segni di un episodio acuto, avendo piena consapevolezza della tempo dipendenza.

Riconoscere le prime fasi significa allertare il sistema di urgenza emergenza 118 con trasferimento del malato il più velocemente possibile all’ospedale più idoneo alla diagnosi e trattamento. Non di importanza secondaria è la presa in carico post ospedaliera, al domicilio del paziente da avviare ad una riabilitazione personalizzata con un follow up preciso ai fini di una prevenzione secondaria di tale condizione di malattia spesso già con disabilità grave.

Medicina generale e specialisti insieme,anche con l’uso di moderni strumenti di controllo a distanza come la telemedicina, dovranno insieme esercitare il massimo impegno per rallentare al massimo la evoluzione naturale della malattia con registrazione di tutti i dati necessari per ottenere i migliori risultati possibili nel tempo. In post acuzie il malato avrà necessità di una costante riabilitazione personalizzata per portarlo alla migliore qualità di vita possibile, informandolo correttamente e compiutamente del danno neurologico subito e della sua condizione di malato spesso disabile.