Educazione sessuale, tra tabù e vergogna: a che età parlarne e in che modo? I consigli dell’esperta

CATANIA – La società attuale è definita “moderna” se viene confrontata col passato ma, se ci fermiamo un attimo a riflettere, è realmente così? Non proprio: indubbiamente si sono fatti grandi passi in avanti, ma non in ogni contesto.

Ancora nel 2021 esistono, infatti, molti argomenti che rimangono veri e propri tabù. Il problema non è la curiosità, perché di domande da fare ce ne sarebbero, anche troppe.

Uno dei temi che, in genere, i giovanissimi “evitano” trattare con i più grandi è quello della sessualità. Vuoi per timore, paura, vergogna… ma l’imbarazzo ha sempre la meglio.

La curiosità, però, li accompagna nella fase di scoperta del mondo e di chi li circonda e spesso colmano le loro “lacune” conoscitive percorrendo strade errate che li portano, inevitabilmente, ad avere una visione distorta del mondo, quando basterebbe, invece, semplicemente parlarne. Il dubbio principale è: con chi e in che modo.

L’educazione sessuale oggi

Ai microfoni di NewSicilia è intervenuta Gabriella Catania, esperta in educazione sessuale che opera nel capoluogo etneo ma non solo. Il suo percorso professionale prevede una specifica formazione in una delle scuole di sessuologia presenti in Italia per fare informazione sulla sessualità.

Lavora prevalentemente con donne adulte e con genitori, dal momento che in Italia non è previsto ancora l’insegnamento obbligatorio a scuola, come avviene nel resto d’Europa. “Sono iscritta alla F.I.S.S. (Federazione Italiana Sessuologia Scientifica), la mia missione è la divulgazione su questo tema, che a mio parere è centrale per il benessere di ogni persona“, ci ha raccontato.

“Visione olistica a tutto tondo”

Preliminarmente, vediamo cosa si intende con il concetto, forse troppo generico, di “educazione sessuale” indirizzata prevalentemente ai giovani: “Secondo le linee guida dell’OMS ‘educazione sessuale’ è accompagnare bambini/e e ragazzi/e verso la conoscenza di se stessi, non solo fisicamente ma anche dal punto di vista relazionale, emotivo, perché la crescita procede di pari passo in tutte le dimensioni dell’individuo“.

È dunque una visione olistica, a tutto tondo, e non vuol dire solo parlare di contraccettivi, malattie sessualmente trasmissibili o di pericoli connessi all’uso di internet, argomenti che comunque vanno affrontati. Si tratta di accompagnarli nella crescita, sostenendo la loro necessità di informazioni e il loro empowerment fino all’età adulta“, precisa.

Risposte sicure già dall’infanzia

Quando iniziare a parlarne? “Per quel che riguarda l’insegnamento a scuola l’OMS raccomanda l’inizio alla scuola della infanzia e ai genitori offro questa stessa visione, per la semplice ragione che se ci poniamo in ascolto ci rendiamo conto che le prime domande sul corpo e su come funziona cominciamo a riceverle già a tre o quattro anni“, spiega l’esperta Gabriella Catania.

È molto importante che i quesiti trovino delle soluzioni, da parte degli adulti di riferimento, con le parole e un livello di approfondimento adatti all’età. Quando sono molto piccoli/e hanno bisogno di risposte snelle e soprattutto sicure, se desideriamo creare un rapporto di confidenza sarebbe meglio evitare di glissare, cambiare discorso o mostrarsi visibilmente imbarazzati“, prosegue.

Parola chiave: “rispetto”

Quel che certo è che una sana educazione sessuale è fondamentale, soprattutto nella fase di crescita, “per poter avere punti di riferimento a cui poter ricorrere per fare domande di ogni tipo e non sentirsi giudicati, derisi o rifiutati. Questo vale per tutte le domande in assoluto, ma sicuramente sul tema della sessualità esiste una tale reticenza che è molto facile richiudersi in se stessi e smettere di chiedere“.

Infatti: “È importante che esista una educazione sessuale strutturata (possibilmente a scuola) affinché tutti possano accedere a informazioni scientificamente corrette, in modo da creare la base giusta per poter poi effettuare delle scelte libere, consapevoli e rispettose di sé e delle altre persone“.

Il percorso, effettuato nel modo idoneo, ci insegna a non giudicare nessuno, ma ci fa comprendere anche il rispetto per i limiti, rispetto del consenso, dei propri tempi e desideri. Tutto questo oggi non si fa, con i risultati che possiamo osservare (purtroppo) anche nei casi di cronaca“, puntualizza.

Conoscenza e interlocutore giusto

I ragazzi e le ragazze, che si addentrano nei meandri della sessualità, hanno la necessità di conoscere, esplorare e sperimentare. Si pongono tante domande perché fa parte della natura umana ma, proprio in questo caso, hanno difficoltà a scegliere l’interlocutore giusto. A questo punto, diventa essenziale la presenza di un mentore, una guida che apra gli occhi e la mente.

Hanno bisogno di sapere per prima cosa come è fatto il corpo e come funziona (non solo nella funzione riproduttiva, ma anche nel piacere). Hanno bisogno di chiarirsi sulle relazioni, sull’identità sessuale, sugli orientamenti. Hanno domande “tecniche” e altre di più ampio respiro, ma soprattutto non sanno a chi porle“, afferma.

Per questo è utile la figura dell’esperto in educazione sessuale, perché la famiglia non riesce spesso a fugare gli imbarazzi, nessuno ha ricevuto educazione sessuale, pertanto non ne abbiamo esperienza: in quest’ottica è fondamentale anche un percorso per genitori. L’educazione sessuale, come tutti gli aspetti dell’educazione ha quanta più efficacia quanto esiste collaborazione tra le persone che se ne occupano (per esempio scuola-famiglia)“, ribadisce.

Superare i tabù

Non è semplice, al giorno d’oggi, parlare di sessualità con i propri figli e, di rimando, per loro risulta difficoltoso esternare ogni tipologia di dubbio. Questo perché siamo, in un certo senso, forgiati dalla società in cui viviamo dove si considera ancora un tabù, “un argomento ‘sporco’, qualcosa che – al limite – si fa ma non se ne parla (anche tra adulti)“.

Naturalmente non è accaduto per caso, “al contrario scontiamo secoli di una cultura sessuofobica e molto giudicante sul tema. Lentamente dagli anni ’70 la società sta operando un cambiamento per rendere sempre meno tabù tanti argomenti, ma di certo ci vorrà molto tempo per scardinare gli imbarazzi“.

Soprattutto se non agiamo alla base, a partire dalla scuola, in modo da sostenere le nuove generazioni a poter essere adulti maggiormente consapevoli e poi genitori maggiormente preparati a parlarne con i propri figli, domani“, aggiunge l’esperta.

Troppi stereotipi

Come detto, sia gli uomini che le donne sono nati e cresciuti con molti stereotipi e tabù sulla sessualità, “questo non ha permesso a nessuno di noi di crescere con equilibrio e perfetta conoscenza di sé, abbiamo trovato alcune risposte con l’esperienza diretta, con le informazioni degli amici, forse con qualche lettura, ma non abbiamo un quadro completo“.

Sono convinta che una buona educazione sessuale sia essenziale per coltivare un rapporto sano con la sessualità, per capire meglio la persona o le persone con cui decidiamo di condividerla, per essere più pronti/e ad affrontare il nostro rapporto con il piacere che troppo spesso non è sereno e, in definitiva, per vivere meglio e in salute la nostra vita“, ricorda.

“Manca la comunicazione sul tema”

Da sottolineare che il “problema” alla base non è solo dei ragazzi e dell’eventuale paura/imbarazzo da parte loro, ma anche dei genitori perché “manca la comunicazione su questo tema, spesso non si trovano le parole adatte e corrette, molti adulti nemmeno conoscono la propria anatomia”.

Ancora: “Siamo abituati a essere circondati da continue allusioni alla sessualità, da battute, frasi, date di gomito, ma non siamo capaci di parlarne serenamente e con naturalezza“.

Informarsi e mettersi in gioco

Quello che si può fare è “informarsi e mettersi in gioco ammettendo di aver bisogno di imparare ciò che ci manca e questo può produrre ottimi benefici per prima cosa per noi adulti/e e poi anche come genitori“.

È mia ferma opinione, maturata in tanti anni di lavoro, che è sempre possibile migliorarsi e si ottengono splendidi risultati in termini di sicurezza di sé. Una maggiore consapevolezza sessuale si traduce in maggiore benessere complessivo di ogni individuo“, osserva Gabriella Catania.

Troppe domande, risposte distorte

È assodato, dunque, che le domande “spinte” sono sempre presenti fin da ragazzini. Da qualche parte, però, devono arrivare le risposte.

I giovani d’oggi non sanno quasi niente sugli aspetti base della loro sessualità, ma mostrano un ottimo bagaglio culturale sui dettagli “tecnici” del sesso. Spesso, però, le nozioni che ricevono e imparano da siti porno, riviste, racconti di amici e quant’altro sono errate o distorte.

“Nessuna sicurezza sulle informazioni”

A tal proposito: “Le più recenti ricerche sul tema ci dicono che le informazioni vengono cercate soprattutto su internet, poi dagli amici/fratelli/conoscenti, poi sui libri e solo in fondo alla classifica viene citata la famiglia“.

In realtà, “se fossimo certi della correttezza delle notizie ricevute, non sarebbe così determinante da chi le ricevono, ma il problema è che con questi mezzi NON abbiamo alcuna sicurezza che arrivino informazioni corrette, anzi tutt’altro“.

In secondo luogo ogni persona ha diritto a un’informazione strutturata e integrale perché non sarebbe corretto che ricevesse solo risposte alle sue domande: senz’altro ci sono nozioni che è necessario conoscere, ma che non ci viene nemmeno in mente di chiedere“, prosegue.

Inoltre: “Ma se ci pensiamo bene questo accade su ogni tema, non solo sulla sessualità: a scuola ci vengono insegnate tantissime di cose senza che ci sia mai venuto in mente di fare domande, eppure è molto utile saperle. Se siamo in grande difficoltà è possibile ricorrere ai libri, da leggere insieme ai più piccoli/e o da regalare direttamente ai più grandetti“.

Cultura della sessualità

Occorre, quindi, una vera e propria “cultura della sessualità” da impartire a grandi e piccini. “Tutti gli adulti dovrebbero fare educazione sessuale. Certamente tutti coloro che hanno il ruolo di genitori e educatori, perché si troveranno a dover rispondere a domande estemporanee e non sarebbe bello sentirsi spiazzati/e“, chiarisce ancora una volta la nostra esperta.

In più: “Nel rapporto genitore-figlio si dovrebbe essere spigliati e sereni, su tutti gli argomenti, anche su questo. Ciò non vuol dire raccontare i dettagli della propria vita sessuale, perché comunicare non vuol dire abbattere la privacy. Vuol dire invece rendersi disponibili con il proprio atteggiamento aperto ad affrontare qualunque tema, senza giudicare”.

“Cosa che però ci riesce particolarmente difficile nel ruolo genitoriale, perché da figli noi ci siamo sentiti giudicati e anche perché nel ruolo educativo (in maniera variegata rispetto alla età del figlio/a) sentiamo di dover impartire regole di comportamento. Un percorso per genitori può sicuramente contribuire a dissipare molti dubbi“, spiega.

“Un errore pensare di conoscere ormai tutto”

Ma anche tutti gli altri adulti dovrebbero fare educazione sessuale, per se stessi, per migliorare il proprio rapporto con la sessualità, per vivere con maggiore naturalezza questo aspetto tanto importante dell’esistenza, per sentirsi maggiormente a proprio agio, per liberarsi da sensi di colpa, per apprendere a conoscere meglio se stessi e le proprie dinamiche“, aggiunge.

È un errore pensare di conoscere ormai tutto solo perché siamo adulti, al contrario posso dire che ci sono molti buchi neri nella nostra personale conoscenza del tema della sessualità, tanto ampio e sfaccettato“, conclude.