La creatura del desiderio e la costruzione su misura di un simulacro d’amore

CATANIA – È possibile riuscire a rappresentare la follia e l’ossessione in un rapporto a due senza eccessi e banalità? Si può raccontare una relazione tra un uomo e una donna vissuti nel primo decennio del novecento e riconoscere nella loro storia numerosi riferimenti ai tanti femminicidi e violenza di genere dei nostri giorni mascherati da un eccesso d’amore dando al pubblico la possibilità di poter riflettere e porsi delle domande?

Sul palco del Musco Giuseppe Dipasquale regista della pièce “La creatura del desiderio”, trasposizione teatrale del giallo di Andrea Camilleri sulla travolgente storia d’amore tra il pittore espressionista stroncato dalla critica perché troppo selvaggio Oskar Kokoschka, interpretato da un sempre bravo ed emozionante David Coco, e la più bella donna di Vienna Alma Mahler la vedova di Gustave Mahler, un intensa ed eccellente Valeria Contadino, affronta con grande sicurezza ed umanità utilizzando uno stile incisivo ed immediato le debolezze di due anime, che con grande carica erotica e sensuale vivono il loro tempo insieme e il loro amore in maniera viscerale tra contraddizioni e aspri litigi.

Fondamentale per comprendere il loro legame l’ossessiva gelosia di lui raccontata negli intensi dialoghi epistolari che permettono al pubblico, generoso negli applausi, di vivere la scelta dell’abbandono di lei per sopravvivere alla sua mania di possesso a cui Oskar reagisce costruendo una bambola dalle perfette fattezze di Alma con cui vivere un “normale” rapporto a due.

La gelosia di lui è lancinante, pazza e disturbata al punto di creare un simulacro da portare in giro e mostrare come trofeo e creare un macabro gioco con i servitori, interpretati dai bravi e credibili Antonella Scornavacca e Leonardo Marino, e gli amici fino ad arrivare ad annullare il legame tra finzione e realtà e uccidere anche quell’illusione d’amore costruita su misura.

Lo spettacolo è un’attenta analisi, sottolineata dalle musiche di Matteo Musumeci, le scene e i costumi di Erminia Palmieri con i movimenti scenici di Donatella Capraro, che attraverso l’acuta penna di Camilleri e l’intelligente regia di Dipasquale scava dentro la psiche dei protagonisti utilizzando le lettere e i diari come unici testimoni di un amore violento che fino all’ultimo cerca una via d’uscita per redimersi senza però riuscirci.