Intelligenza Artificiale: è futuro o già presente?

Intelligenza Artificiale: è futuro o già presente?

Oggi, sempre più spesso si sente parlare di Intelligenza Artificiale (IA) e dei suoi possibili impieghi e sviluppi. Tale argomento è diventato così pervasivo che non poteva, non interessare anche il “modogiuridico.

L’intelligenza artificiale

In realtà, l’applicazione della tecnologia al diritto è un argomento non nuovissimo. Infatti, già a fine anni ’40, l’avvocato Lee Loevinger coniò il termine “Giurimetria”. Con questa parola, l’avvocato Loevinger ipotizzava l’applicazione della nascente disciplina dell’informatica al diritto, in modo che esso (il diritto) assumesse un carattere oggettivo, certo, univoco, chiaro, uniforme. Tale idea, in realtà, non si discosta tanto da una potenziale forma di applicazione dell’IA al diritto per ottenere quella che, oggi, potremmo definire “giustizia predittiva”. Quest’ultima, infatti, sarebbe una forma di giustizia in cui si applicherebbero complessi e strutturati algoritmi per prendere decisioni giudiziarie o, meglio ancora, per prevedere gli esiti delle decisioni.

É ovvio che un sistema giuridico di questo tipo rappresenterebbe un salto futuristico, ma come tutte le evoluzioni di una certa portata, anch’essa presenta, o meglio, presenterebbe tanti vantaggi ma anche alcuni svantaggi.

L’idea che sottende questa evoluzione dell’applicazione del diritto, si basa sull’utilizzo di modelli statistici che unitamente ad algoritmi di apprendimento automatico, permettono di predire gli esiti di casi legali. “L’alimentazione” di questi algoritmi avviene processando decisioni giuridiche passate e effettuando un’accurata analisi dei fenomeni giuridici, per identificare, successivamente, dei modelli comparativi che permettano alla macchina, di predire, sulla base di indicazioni probabilistiche, l’esito di casi futuri e/o simili.

Il potenziale di un sistema di questo tipo è smisurato dal momento che le macchine, a differenza dell’uomo, hanno una velocità di calcolo e di processo di dati infinitamente superiore. Inoltre, tale capacità è ulteriormente migliorata con l’introduzione dei computer quantistici, in grado di processare miliardi di dati in un milionesimo di secondo. Quindi l’IA analizzerebbe grandissime quantità di dati giuridici, testi legislativi, precedenti atti giudiziari, decisioni delle corti, regolamenti, in pochissimo tempo, fornendo un consistente supporto alle decisioni giudiziarie.

È futuro o già presente?

Strettamente connessa all’utilizzo dell’AI per predire decisioni future è il machine learning, cioè macchine che imparano in modo automatico dai dati che processano per migliorare nel tempo le loro prestazioni, quindi, un sistema di giustizia predittiva che automaticamente ed in modo autonomo si addestra su un’ampia gamma di decisioni giudiziarie passate, consentendo di formulare previsioni sugli esiti futuri sempre migliori.

Da queste righe sono chiari i vantaggi che scaturiscono dall’adozione di questi sistemi di machine learning. Essi infatti, contribuiscono, in modo determinante, a ridurre la discrezionalità delle decisioni giudiziarie, garantendo maggiore coerenza nell’applicazione della legge. In altre parole, essi garantiscono una maggiore certezza del diritto e una certa uniformità nelle interpretazioni legali. Inoltre, questi sistemi possono aiutare ad identificare quei casi giuridici ad altissimo rischio, permettendo quindi all’autorità giudiziaria di assegnare le adeguate risorse in modo più efficace e efficiente.

È ovvio che il tutto avviene in tempi molto ristretti e quindi il numero di procedimenti che potrebbero essere trattati sarebbe nettamente superiore a quelli che riuscirebbero a trattare gli “umani”, garantendo, quindi, un sevizio alla collettività di elevatissimo livello. Tuttavia, l’impiego della giustizia predittiva fa emergere anche aspetti che necessitano di approfondimenti più accurati. Infatti, l’accuratezza dei modelli predittivi dipende dalla qualità dei dati utilizzati per “alimentare” gli algoritmi e quindi il livello di “addestramento” di questi sistemi è strettamente legato ad essi. Se i dati contenessero pregiudizi o discriminazioni, questi potrebbero essere amplificati dagli algoritmi di apprendimento automatico, portando a decisioni ingiuste, non oggettive o addirittura sbagliate. È quindi fondamentale garantire la qualità, l’imparzialità e la trasparenza dei dati che vengono utilizzati.

I dubbi

A questo punto è necessario porsi alcune domande:

1. Fino a che punto è possibile affidare ad una macchina la decisione giudiziale?
2. Chi deciderà come alimentare queste macchine (dall’alimentazione di esse dipenderà la
decisione)?
3. Prima di procedere con l’utilizzo di questi sistemi automatici, non sarebbe il caso di
disciplinare con leggi e regole la loro diffusione?

AVV. ELENA CASSELLA