RIPOSTO – Un uso sicuro e responsabile del web diventa ogni giorno di più un’esigenza da tenere presente.
Volenti o nolenti, facciamo parte di un sistema o, meglio, di una rete che, sicuramente ha migliorato la qualità della nostra vita, (si pensi alla velocità di esecuzione e di comunicazione e alla possibilità di agire anche a distanza e da qualunque luogo).
Tuttavia è anche vero che la rete presenta molti lati oscuri, troppo spesso celati, opportunamente occultati, volti a truffare gli altri e ad offendere privatamente o, ancora peggio, pubblicamente gli altri. Internet può essere usato per umiliare, per diffondere idee violente, per propagandare contenuti eticamente riprovevoli e moralmente degradanti. Il male ha molte facce e molti modi per essere attuato contro gli altri e contro se stessi: il web è uno strumento che, purtroppo, può essere utilizzato anche a questi fini.
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Il 6 e il 7 febbraio 2018, pertanto, l’istituto tecnico economico “E. Pantano”, facente parte dell’Istituto di Istruzione Superiore di Riposto, ha proposto agli alunni di tutte le classi, su iniziativa del team digitale, coordinato dalla dirigente, dott.ssa Maria Catena Trovato, un’attività di conoscenza dei pericoli reali che si corrono sul web e di riflessione su di essi. Quest’ultima mira a creare negli studenti, ragazzi dai 13 ai 18 anni, uno spirito critico a riguardo e a spingere i ragazzi ad agire in prima persona verso lo smantellamento di dinamiche legate al bullismo e al cyberbullismo in particolare.
Ogni classe ha seguito lo stesso programma: inizialmente ha “giocato” a Happy Onlife, gioco in formato digitale, creato dall’Istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini – Centro comune di Ricerca della Commissione Europea – simile al gioco dell’oca, composto però come un quiz su diverse tematiche, per favorire la riflessione sul tema della sicurezza in rete e sulle opportunità di una partecipazione digitale attiva.
In un secondo momento è stata offerta ai ragazzi la visione di tre video. Il primo riguardava i pericoli di truffa economica e di diffusione di malware. Il secondo affrontava il tema dei pericoli che si nascondono dentro i social, come la possibilità di “fare amicizia” con persone malintenzionate, che possono facilmente ingannarci sia riguardo l’identità, sia riguardo i fini per cui vogliono incontrarci o restare in contatto con noi. Non solo non dobbiamo cadere nell’errore di “fidarci” troppo di chi si nasconde dietro il web, ma non dobbiamo a nostra volta diffondere noi stessi immagini personali, specialmente quelle intime, cedendo alla lusinga di un complimento o, peggio, alla trappola del sexting. Dobbiamo essere noi i primi custodi della nostra identità digitale. Il terzo video mirava a far riflettere gli alunni sul fatto che i social possono essere usati anche per diffondere immagini e video di altri che, consapevolmente ripresi, o peggio, inconsapevolmente, vengono mostrati “al mondo”.
Chi si cela dietro un social o una chat si sente inattaccabile e, vigliaccamente nascosto, spesso commenta in modo superficiale, ma ancora più spesso, per mostrarsi dalla parte del più forte, attacca, deride, offende ulteriormente chi è soggetto del video, usando un linguaggio violento, volgare volto a colpire e a fare male. Anche commentare e rispondere su chat e social deve mostrare, pertanto, maturità e capacità critiche: le parole sono un’arma terribile che può scatenare una guerra e può uccidere.
Gli alunni, infine, sono stati invitati per classe a realizzare un proprio decalogo di regole che i giovani devono seguire sul web. A tal proposito in un’ala della scuola è stato allestito un grande manifesto su cui le classi hanno attaccato le loro regole. Il manifesto, sempre visibile a tutti, con i decaloghi che sono stati scritti dalle singole classi, dai ragazzi stessi, diventa continuamente motivo di riflessione e monito ad un uso consapevole del mondo digitale.