CATANIA – Continua ad ardere il focolaio della polemica in merito alla denuncia dell’associazione Codici riguardante i maxi incentivi percepiti dai dipendenti comunali, per una cifra di circa 700mila euro, dell’ufficio tributi.
L’associazione, rappresentata dall’ex consigliere comunale Manfredi Zammataro, aveva chiesto la pubblicazione dei nominativi dei beneficiari delle somme ma il Comune ha risposto, con estremo ritardo, inviando un foglio pieno di cifre con accanto la dicitura “omissis”.
L’omessa trasparenza ha fatto scattare la denuncia dell’associazione che, attraverso un esposto, si è rivolta a Raffaele Cantone, presidente dell’autorità nazionale anticorruzione chiedendo un’audizione e inoltre sta valutando se presentare un ricorso al Tar per rendere pubblici i nominativi sinora coperti dall’omissis.
Nella giornata di ieri è arrivata la risposta dell’amministrazione comunale che si è trincerata dietro una questione di riservatezza. “La legge sulla privacy non consente la pubblicazione dei nomi dei singoli lavoratori”, afferma una nota inviata alla stampa dal Comune.
“Un ex consigliere comunale della Lista Musumeci, Manfredi Zammataro – prosegue la nota – ha accusato il Comune di Catania di non aver reso noto, nei termini previsti dalla legge, che 75 dipendenti comunali avevano ricevuto una somma di 116 mila euro lordi come incentivo. Ossia una media di 12 euro netti al giorno per dipendente per tre ore di straordinario”.
Anche se fossero 12 centesimi di euro i cittadini non avrebbero il diritto di conoscere, per la trasparenza tanto predicata dagli amministratori, a chi va questo denaro pubblico?
Inoltre Palazzo degli Elefanti specifica che la pubblicazione dell’allegato contestato è avvenuta lo scorso nove settembre. “È anzi espressamente sottolineato come i dati riguardanti questo tipo di provvedimento – prosegue la nota – vadano pubblicati aggregati e non disaggregati, garantendo la privacy dei singoli lavoratori”.
Non è tardata ad arrivare la risposta di Manfredi Zammataro: “Il comunicato diramato dal Comune di Catania in risposta alla denuncia formulata dal sottoscritto è un collage di dati e di notizie errate con il rischio di generare confusione nei lettori sul fatto e sulle cifre che ruotano attorno a questa vicenda dai contenuti omissati”.
L’esponente dell’associazione Codici afferma che “non appare infatti credibile la storia della privacy come giustificazione alla scelta di inviare una lista con i nomi e i cognomi dei beneficiari cancellati. Basta infatti dare una rapida occhiata alla legge sulla trasparenza (dlg. 33/2013) per rendersi conto che la norma dice altro da ciò che sostiene il Comune”.
In effetti sono molteplici i provvedimenti analoghi che riportano in allegato i nominativi e le cifre dei dipendenti che hanno percepito denaro pubblico.
“Il Comune ha invocato il diritto alla privacy – prosegue Zammataro – solo per questo provvedimento e non per gli altri. Come mai? Di chi sono i nomi dei soggetti in questione?”.
“Inoltre ci saremmo aspettati su un tema cosi delicato quale è la Trasparenza, una risposta ufficiale da parte del sindaco o della dottoressa Liotta quale responsabile della Trasparenza e non di certo un comunicato del tutto anonimo. A proposito: a chi sono riferibili le dichiarazioni del comunicato di risposta? Ci troviamo di fronte forse ad un Comunicato anch’esso omissato per ragioni di privacy?”.
Per l’associazione Codici la vicenda proseguirà dinanzi all’autorità naizonale anticorruzione e all’autorità giudiziaria.
“Ad oggi l’unico dato certo – conclude Zammataro – è che il Comune di Catania non vuole far conoscere a chi sono andati i 700.000 euro di soldi pubblici provenienti dalle tasse dei catanesi. Il resto è chiacchiericcio”.
Il tanto famigerato palazzo trasparente ha cambiato i vetri oscurandoli? Le ragioni della privacy vincono su quelle della trasparenza?
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