Scontro istituzionale tra il ministro Boschi e il presidente Ardizzone sul commissariamento della Regione

CATANIA – La ressa dei giornalisti accorsi per il ministro per le Riforme Costituzionali quella domanda ce l’aveva sulla punta della lingua. Il commissariamento è un’ipotesi in caso di default della Regione? La Boschi ha risposto e subito il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone è intervenuto ringhiando in merito ai tagli statali.

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Allo Sheraton di Aci Castello il ministro Boschi ha dichiarato: “Io mi auguro per la Sicilia e per i siciliani che non si debba arrivare a un commissariamento, ma che si riesca a rispettare il piano di rientro, gli accordi presi. Da parte del Governo credo che ci sia stata un’attenzione particolare anche per cercare di fare fronte a delle situazioni particolarmente delicate: crisi occupazionale e precariato, rispetto al quale il governo è intervenuto con risorse aggiuntive specifiche. Ovviamente ci deve essere un impegno in primis della Sicilia per la Sicilia”.

“Noi abbiamo già concluso un accordo con la Regione di recente – ha aggiunto il ministro – che ovviamente prevede anche un suo impegno, ma io credo che ci sia stato in questo anno un rapporto di leale collaborazione istituzionale come giusto che sia anche per cercare di colmare alcuni ritardi che c’erano stati negli ultimi anni. L’interesse principale da entrambe le parti è stato quello di garantire servizi efficienti ai cittadini, metterli nelle condizioni di avere gli stessi diritti che hanno gli altri cittadini nel resto d’Italia, stando attenti ai conti”.

E così l’incontro etneo promosso dal Pd per parlare di riforme – deus ex machina è il deputato Giovanni Burtone – si trasforma nello scenario di uno scontro istituzionale in piena regola.

Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha duramente commentato le parole del giovane ministro: “Non è tanto grave che un ministro della Repubblica italiana sconosca lo Statuto siciliano, e’ invece gravissimo che ignori la Costituzione e soprattutto la sentenza 219/2013 della suprema Corte con la quale è stata esclusa, qualsiasi possibilità di commissariamento, per dissesto finanziario, delle Regioni ordinarie e speciali”.

Inoltre Ardizzone porta l’esempio degli indebitamenti delle regioni Piemonte (35%) e Lazio (59%) e ha chiesto per la Sicilia la restituzione “delle risorse che in questi anni unilateralmente e in violazione della Costituzione lo Stato ha sottratto all’isola”.

Ad Aci Castello – con una folta pattuglia democratica che ha riempito la sala – il ministro ha poi illustrato i risultati conseguiti in questo primo scorcio di governo Renzi, spingendo l’acceleratore sulla legge di riforma elettorale che dovrà essere votata a breve.

Ad ascoltare l’esponente del governo vi erano – tra i tanti – l’eurodeputata Michela Giuffrida, i deputati nazionali Luisa Albanella e Giuseppe Berretta, il deputato regionale Concetta Raia, il segretario provinciale Enzo Napoli, il rettore dell’università Giacomo Pignataro e anche Maurizio Caserta.

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Nel corso del suo intervento Maria Elena Boschi ha ripercorso le riforme promosse dal governo (da quella della scuola a quella del lavoro) e ha risposto con flemma inglese a l’unico contestatore “sinistro” in sala che ricordava l’abolizione dell’articolo 18.

“Noi siamo il partito che ha dato diritti ai lavoratori che prima non ne avevano – ha replicato – e avere un contratto indeterminato vuol dire versare i contributi per avere una pensione. Quanti giovani con contratti stagionali e precari non possono accendere un mutuo e decidono di non fare figli perché è diventato un lusso? Adesso dire a quei ragazzi che potranno avere un contratto indeterminato è un risultato che abbiamo ottenuto noi”.

Avvistato anche Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione, che veniva da una visita a Zafferana Etnea e recentemente rientrato in polemica con il presidente Crocetta. Tra liti interne al Pd e liti con gli alleati di governo non è un bel periodo per i democratici siciliani.

Andrea Sessa

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