Liberi consorzi, Musumeci: “Riforma folle, irragionevole e inattuabile”

Liberi consorzi, Musumeci: “Riforma folle, irragionevole e inattuabile”

CATANIA – Futuro nebuloso per gli enti intermedi siciliani. La riforma, fortemente voluta da Crocetta, sull’abolizione delle province e sulla conseguente nascita delle città metropolitane e dei liberi consorzi di comuni stenta a decollare. A breve, tra circa due settimane, la scadenza della legge 8 del 2014: i Comuni siciliani dovranno decidere con quale libero consorzio stare. Ma ancora tutto è in alto mare e sono pochissimi quelli che hanno effettuato una scelta.

Per il deputato regionale e presidente della commissione antimafia regionale Nello Musumeci la riforma del governo Crocetta è “folle, irragionevole e inattuabile”.

– Onorevole qual è la situazione attuale della riforma che ha istituito i liberi consorzi di comuni?

“E’ un pasticcio e lo dimostra il fatto che la legge votata nella scorsa primavera dal governo Crocetta, la numero 8, non abbia trovato attuazione. I comuni possono scegliere se aderire a un consorzio o a una città metropolitana attraverso le decisioni dei consigli comunali che poi possono sottoporre il quesito ai cittadini tramite un referendum. Attualmente sono solo una ventina i comuni che hanno scelto su quasi 400”.

– Quindi si andrebbe incontro a un’ulteriore proroga che rinvierebbe la riforma?

“Stando così le cose non vedo altra via d’uscita. Ed è molto grave se dovesse arrivare un’ulteriore proroga, perchè le istituzioni intermedie in Sicilia vedrebbero sospesa la democrazia ormai da quasi due anni. Tutto ciò nell’indifferenza più disarmante dei noti paladini della partecipazione democratica, soprattutto a sinistra. Per due anni il governo Crocetta impedisce, a oltre 3milioni e 800mila elettori, il diritto al voto per il governo e per la gestione dell’ente intermedio”.

– Quali le proposte per uscire dallo stallo?

“Noi della Lista Musumeci abbiamo presentato un disegno di legge a giugno che considero bipartisan poichè unisce sensibilità tematiche della destra e della sinistra. In sostanza prevediamo di mantenere nove consorzi territoriali, rimanendo favorevoli all’istituzione delle città metropolitane, con l’elezione diretta dei cittadini dei presidenti dei consorzi. Inoltre la nostra proposta prevede di definire le competenze distinte tra i consorzi e le città metropolitane anche in relazione al patrimonio dell’uno e dell’altro. Occorre prevedere inoltre chi si farà carico dei relativi oneri contrattuali con le banche e il debito residuo delle Province da chi sarà pagato”.

– Quale sarebbe la situazione per Catania e la sua provincia, di cui lei è stato presidente?

“Per Catania abbiamo previsto, nel nostro disegno di legge, due liberi consorzi perchè l’area metropolitana taglierebbe in due il territorio e verrebbe meno la contiguità territoriale. Abbiamo pensato a due consorzi, uno jonico – etneo e l’altro che coprirebbe l’area del sud simeto – calatino”.

– Si è innescata una polemica sulla possibile acquisizione delle Ciminiere da parte del comune di Catania, cosa pensa in merito alla vicenda?

“Sulle Ciminiere non faccio polemiche. Il mio è stato un contributo alla chiarezza. E’ noto, come emerge da indiscrezioni di stampa, che il Comune abbia manifestato interesse a gestire le Ciminiere, non sappiamo se acquisendole o meno.  Noi diciamo che non si possono fare fughe in avanti sino a quando il parlamento siciliano non avrà legiferato in materia. Questo perchè il patrimonio delle province appartiene a tutti i comuni che ne fanno parte. Le Ciminiere, che valgono oltre 100 milioni di euro, appartengono anche alle 57 comunità del territorio provinciale. Ho fiducia nel commissario della provincia, il prefetto Romano, perché ne conosco la prudenza e la competenza. Sono sicuro che vorrà neutralizzare ogni tentativo di monopolizzare la gestione di un bene che invece andrebbe potenziato e valorizzato perchè potrebbe diventare un forte polo di attrazione turistica per la Sicilia orientale”.