CATANIA – Torniamo a parlare di emergenza abitativa in Sicilia, anche se non si dovrebbe più parlare di “emergenza” ma di situazione cronicizzata, poiché sono almeno 6.500 gli alloggi popolari in Sicilia occupati abusivamente, di questi sono circa duemila a Catania le famiglie che avrebbero occupato abusivamente gli alloggi senza versare il contributo e senza che queste abbiano effettivamente il bisogno di una casa popolare. Immobili di proprietà degli Istituti autonomi case popolari o dei Comuni che vengono sottratti a possibili assegnatari regolarmente iscritti in graduatoria. Perfino qualche immobile confiscato alle cosche sarebbe stato occupato abusivamente.
L’anno scorso la commissione regionale Antimafia, guidata da Nello Musumeci, ha deciso di aprire una istruttoria: una sorta di indagine amministrativa con l’obiettivo di fotografare il fenomeno e denunciare le irregolarità.
Lo stato di necessità non legittima l’occupazione abusiva di un alloggio come esplicita la sentenza del TAR Lazio del 20 marzo 2015. Con una interessante decisione la Sezione Terza Quater del T.A.R. Lazio ha deciso sulla controversia che opponeva un cittadino – che aveva occupato abusivamente un alloggio di edilizia residenziale pubblica – a Roma. Per la precisione, secondo il ricorrente sussisteva lo stato di necessità derivante dall’emergenza abitativa. Oltre a ciò, secondo la difesa del ricorrente, quest’ultimo aveva occupato l’immobile per averlo trovato libero da persone e cose ed in stato di abbandono, contribuendo a propria cura e spese al suo recupero. Il giudice rigettò la causa poiché lo stato d’emergenza non giustifica in alcun caso l’occupazione, poiché esistono altri sistemi d’intervento che gli enti locali mettono a disposizione dei cittadini.
Ma quali sono le fasi dello sgombero di un occupante abusivo di una casa popolare? “L’iter burocratico è lunghissimo – ci spiega Giusi Milazzo del Sunia di Catania – per prima cosa occorre verificare l’identità degli occupanti e lo stato d’assegnazione dell’immobile; si devono individuare i casi di vera necessità (e non di sopruso) e vagliare con gli enti locali quali misure adottare. A questo punto interviene il tribunale che emette un’ordinanza in cui si sancisce l’illegalità dell’azione e si affida la competenza dello sgombero agli Enti e al Comune di pertinenza. Chi materialmente poi esegue lo sgombero è la polizia municipale e, in rari casi e con ordine della prefettura, le altre forze dell’ordine“. A ciò bisogna aggiungere che l’occupazione di immobile è un reato con valenza penale oltre che civile e spesso la misura cautelativa è rappresentata dall’arresto domiciliare bloccando di fatto lo sgombero.
Ma che fine fanno le persone che vengono sfrattate? “Tornano ad essere fantasmi – continua Giusi Milazzo – tornano a vivere ai margini, tornano ad occupare posti come il Palazzo delle Poste (Viale Africa) o altre zone dimenticate, fino alla prossima occupazione”. In caso di presenza di minori, anziani o disabili la situazione è comunque diversa perché allora si attua uno smembramento del nucleo familiare tra case famiglia e case d’accoglienza.
È una situazione, quella abitativa in Sicilia, al limite del collasso: poche case popolari a fronte di un numero sempre maggiore di richiedenti, perché sempre maggiore è il numero di famiglie che finiscono in stato di profonda povertà. “Attendiamo un incontro per discutere dei fondi del PON METRO destinati alle case popolari – aggiunge Milazzo – per cercare di non pensare più in un’ottica di emergenza ma di progettualità a medio e lungo termine per garantire la dignità abitativa a queste famiglie“.