Catania, il Pd va alla guerra. Napoli alza lo scudo per gli ex Art4

Catania, il Pd va alla guerra. Napoli alza lo scudo per gli ex Art4

CATANIA – È il partito di governo ma non riesce a trasmettere all’esterno forza e sul territorio un’idea di coesione.

Il Pd che governa la nazione, la Regione Siciliana e anche Catania è lacerato da lotte intestine e da polemiche fortissime sulla svolta dell’allargamento voluta da Renzi e attuata con spudoratezza in terra isolana.

Gli “acquisti” di deputati provenienti dall’opposizione – i cambi di casacca all’Ars sono all’ordine del giorno e superano le svariate decine – e la trasmigrazione di gruppi che prima sostenevano il centrodestra o l’autonomismo sono ormai una prassi.

Ma tutto ciò si riverbera sugli equilibri interni e a Catania il dibattito più che essere incentrato sui grandi temi cittadini, sulle periferie, sulla povertà, sui servizi sociali (temi propri della sinistra di un tempo) è dominato dalla scontro tra la segreteria provinciale, i segretari di circolo e la frangia dei berrettiani.

Recentemente nel mirino è finito il segretario provinciale Enzo Napoli accusato sia da Adele Palazzo sia da Giuseppe Berretta di essere “latitante” sui temi e di non aver costruito un partito attivo e in grado di dibattere.

In una nota Napoli risponde per le rime a “personaggi in cerca d’autore” e attacca certa stampa riferendosi ad alcuni siti “la cui vocazione principale sembra quella di avversare il Pd”.

A seguito di un vertice con alcuni parlamentari regionali, nazionali ed europei il segretario dem ha indetto una riunione della direzione provinciale e critica il “correntismo talvolta esasperato che, per essere chiari fino in fondo, è stato il problema principale con cui, prima da commissario, poi da segretario ho dovuto fare i conti, cercando, con infinita pazienza e fatica, di limitarne al massimo gli effetti negativi”.

Correnti che – oltre a quella di Berretta – sono ben definite all’interno dei dem etnei come quella di matrice Cgil.

Una corrente che vede con fastidio l’ingresso dei nuovi deputati regionali ex Articolo 4, infaticabili “portatori di voti” che saranno sul territorio competitors per le future elezioni quando i posti all’Ars non saranno più 90 ma 70.

Ma Napoli leva lo scudo in difesa dei nuovi deputati: “Capisco perfettamente che l’ingresso di una nuova componente, qual è quella che fa riferimento ai parlamentari Sudano, Nicotra e Sammartino (per altro già componenti a pieno titolo del gruppo parlamentare del PD all’ARS e, in virtù di ciò e della loro iscrizione al partito già regolarmente formalizzata, componenti degli organismi provinciali e regionali del PD) possa aver minato qualche rendita di posizione, ma, come ho sempre ribadito in questi mesi, la sfida è quella di un partito sempre più ampio, plurale e forte elettoralmente e certo non la gelosa conservazione di spazi o di una presunta identità politica che, in tutta sincerità, non mi pare messa in discussione se non altro per il fatto che sulle posizioni politiche del Pd siciliano, la nuova area si è perfettamente integrata ed anzi ha contribuito a rafforzarne il peso e l’autorevolezza”.

E probabilmente il recente funerale di Ingrao ha segnato il cambio di passo per una stagione diversa della sinistra con uomini, valori e metodi differenti.