Catania, Arcidiacono: “Al Comune serve maggiore velocità. Si può fare di più e meglio”

CATANIA – Il vice presidente vicario del consiglio comunale etneo Sebastiano Arcidiacono si sofferma sull’attuale momento politico che sta vivendo la città. Cresciuto politicamente con Lino Leanza adesso il consigliere siede al gruppo misto e, da inizio legislatura sino ad ora, ha fatto costantemente sentire la sua voce critica all’interno del senato della città.

Consigliere questo civico consesso sembra ingessato e poco produttivo. Cosa succede?

“Sinora il consiglio ha esitato tutte le delibere e, in alcuni casi, si è soffermato qualche seduta in più su temi particolarmente importanti per avere maggiori garanzie. Ricordo che il consiglio ha esitato in poco tempo il bilancio e una settantina di debiti fuori bilancio con assunzioni di responsabilità importanti. Certamente il consiglio potrebbe fare scelte importanti come sul prg che immagino a saldo cubatura zero, i dehors, il piano chioschi e il piano commerciale. Occorre mettere le regole in un momento in cui non ce ne sono: è doloroso ma importante”.

Sulle partecipate è intervenuto per denunciare sprechi e storture. Attualmente, però, inficiano ancora in negativo sul bilancio…

“L’amministrazione ha tagliato sprechi riducendo le spese. Però lamento il ritardo nelle scelte come le fusioni, la vendita di parti di alcune delle partecipate che porterebbero denaro liquido. C’è un ritardo su alcune scelte alcune già pianificate e alcune economie di scala che con le fusioni portano risparmi reinvestibili nei servizi sociali e nelle manutenzioni. I ritardi sono un costo in termini di denaro: si poteva fare di più e in tempi più brevi”. 

Ma lei si sente più un consigliere di maggioranza o di opposizione?

“Mi sento un consigliere di maggioranza che però mantiene il privilegio di esprimere liberamente il proprio pensiero dimostrando con i fatti le cose dette. Non amo posizioni pregiudiziali ma quelle che scaturiscono da riflessioni: privilegio l’onestà intellettuale con gli elettori rispetto al principio di fedeltà alle amministrazioni”.

Tanti movimenti in consiglio con gruppi che si sciolgono e si formano, lei è stato molto vicino a Leanza, cosa è rimasto di quella stagione? C’è un patrimonio che si sta disperdendo?

“In parte già è successo, C’è uno zoccolo duro che rimane legato a quel pensiero e progetto. Con Lino Leanza abbiamo fatto politica per 25 anni: una persona molto lucida e con un rispetto assoluto delle istituzioni. Adesso manca una leadership e c’è una dispersione, anche se a Catania, così come in altre province, c’è un gruppo che si rifà a questo stile di fare politica.. Adesso c’è una grande fluidità delle strutture di partito. In consiglio l’unico partito presente è il Pd, gli altri sono gruppi civici legati a singole persone. Il quadro è in divenire e c’è una crisi delle strutture tradizionali che ha portato a una frenesia del posizionamento politico che prevale sulla riflessione riguardante i bisogni della città e dei cittadini”.

In questo quadro “fluido” c’è il Movimento Cinque Stelle che cresce. La vede come una forza antagonista che può mettervi il fiato sul collo?

“In democrazia è sempre auspicabile che ci sia antagonismo politico ed è utile avere avversari che portano un altro metodo politico: è il sale della politica. Il problema vero è un altro: quando non si distinguono posizioni diverse tra maggioranza e opposizione. Il M5S sta crescendo in termini di competenze e fa un lavoro di controllo che apprezzo. A volte può andare fuori le righe, come capita a tutti, ma è un’azione politica che serve molto”.

Quale sarà il suo futuro politico?

“L’unica preoccupazione è quella di trovare delle persone per dare una mano alla città e rispettare le motivazioni dei miei elettori. Penso che Catania possa uscire dalla crisi premendo sull’acceleratore e osando di più. Anche i Comuni possono muovere pezzi di economia senza grandi investimenti mettendo semplicemente ordine in alcuni comparti. Io lavorerò per realizzare tutto ciò e spero di trovare compagni di viaggio che vogliano condividere questo percorso. Più che ai partiti guardo alle persone”.

Lei è stato assessore con Stancanelli e alle ultime elezioni ha sostenuto, con il suo gruppo, Enzo Bianco. Perché il ritorno del sindaco della primavera non ha riportato una “fiammata” per la città?

“Sono stato assessore con Stancanelli e lo rivendico. È stato un sindaco che ha lavorato intensamente e con rinunce forti partendo da una situazione molto più complicata di quella di adesso. Poi scelsi di dimettermi per le evoluzioni politiche del mio gruppo. Bianco è persona di grande esperienza e le condizioni sono mutate rispetto a quelle della sua prima amministrazione. Secondo me non si sta riuscendo a interpretare al meglio questo momento. Serve attirare investimenti con una macchina amministrativa che funzioni spedita. Se non è veloce si rallenta troppo perdendo occasioni. Così come accaduto con le partecipate: non è colpa dell’assessore ma c’è una macchina che non è riuscita a preparare in tempo le delibere. Ovviamente, in generale, ci si aspettava molto di più”.