Catania, Iannitti (Cbc): “Revoca del bando degli asili piccola vittoria ma daremo battaglia”

Catania, Iannitti (Cbc): “Revoca del bando degli asili piccola vittoria ma daremo battaglia”

CATANIA – L’amministrazione comunale sul tema degli asili nido ha fatto una, parziale, retromarcia. Dopo le scottanti polemiche sul nuovo bando, sul numero dei bambini previsti e su quello dei lavoratori si è deciso – come ha annunciato una nota di Palazzo degli Elefanti emanata ieri – di “operare una verifica”. 

Quindi il bando è stato prorogato di due settimane e ci si confronterà con le parti sociali. Questo pomeriggio Catania Bene Comune ha tenuto una conferenza stampa, nella sede dell’assessorato ai Servizi Sociali.

La notizia della proroga è stata accolta positivamente: “E’ una piccola vittoria – spiega Matteo Iannitti – ma i problemi che abbiamo segnalato restano intatti. La proroga evidenzia che qualcosa non andava e che non siamo gli uccelli del malaugurio come ha detto il sindaco Bianco”.

Per Iannitti il bando non va bene perché il numero dei lavoratori è inferiore così come quello dei bambini: “Il servizio è stato dimezzato: prima vi era una previsione di 740 bimbi e poi di 360″.

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Catania Bene Comune si è schierato anche a fianco delle ausiliarie che “dopo venti anni negli asili sono considerate lavoratrici di serie b”.

Le proposte messe in campo da Iannitti sono svariate. La prima riguarda la tutela dei posti di lavoro, mantenendo quindi il numero iniziale di 740 bambini e delle educatrici: “Occorre rimodulare un nuovo bando e questa amministrazione aveva previsto un capitolo di bilancio per il sostegno delle rette nei confronti dei genitori meno abbienti. Chiediamo dunque degli investimenti economici”.

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Altro punto sottolineato da Catania Bene Comune è l’internalizzazione di Sostare per risolvere i problemi di bilancio.

“Dovremmo rimanere solo 38 lavoratrici quando siamo in 90 – spiega Giusi Mavilla, una lavoratrice ausiliaria –. L’assessore da ex segretario della Cgil conosce bene la situazione. Negli ultimi tempi siamo stati abbandonati da tutti indistintamente”.

“Qui si discute del nostro lavoro – conclude un’altra lavoratrice, Pina Catania – e non si può parlare di contratti di solidarietà: a stento percepiamo 700 euro. Se ci saranno licenziamenti lotteremo con le unghie e con i denti”.