Catania, Failla in tackle sulle partecipate: “Non sono bancomat”

CATANIA – Il presidente della commissione aziende municipalizzate Michele Failla è andato giù duro sulle partecipate attraverso un’analisi impietosa.

Secondo il consigliere di “Con Bianco per Catania” le aziende sono state usate “come bancomat per coprire le spese correnti, di consulenze, canoni di locazione e retribuzioni aggiuntive concesse ai dipendenti”.

Poi Failla cosparge di sale ferite già aperte chiedendo un radicale cambio di strategia evitando “le spese disinvolte che poi portano ai buchi di bilancio” e chiede di “salvaguardare il futuro di 1700 lavoratori”.

Le esternazioni del consigliere arrivano in vista delle decisioni che amministrazione e consiglio comunale dovranno prendere sul futuro delle partecipate, dopo l’attento esame comparato dei bilanci 2013 , gli ultimi approvati.

“In tempo di spending rewiew – sottolinea Michele Failla – sembra chiaro che il riordino, la razionalizzazione secondo i criteri di efficienza, efficacia ed economicità del sistema delle partecipate è una esigenza fondamentale finalizzata al contenimento dei costi e alla salvaguardia dei posti di lavoro”.

Failla denuncia gli sprechi e pone l’accento sui servizi affidati all’esterno: “Il caso più lampante è quello dei servizi di pulizia dei locali aziendali che per circa 1 milione di euro, spesi in totale dalle partecipate sono affidati a ditte esterne”.

Inoltre il presidente auspica un affidamento diretto tra partecipate e la mobilità interaziendale che potrebbe dare un contributo “alla soluzione dei problemi della Multiservizi dove l’esubero di personale ha portato al contratto di solidarietà per tutti i lavoratori. Altro dato significativo è quello relativo all’enorme cifra, circa 1 milione e 400 mila euro, spesa da tutte le aziende per consulenze legali, amministrative e recupero crediti”.

Poi i numeri degli sprechi: 500 mila euro di canoni di locazione e 200 mila euro per pubblicità sponsorizzazioni e spese di rappresentanza.

“Infine – aggiunge il consigliere – i cosiddetti superminimi, ovvero le retribuzioni aggiuntive concesse ai dipendenti. Il superminimo è una pratica diffusa in tutte le partecipate, che viene concesso per la particolare laboriosità e diligenza del dipendente. Sorprende però verificare che Sostare, per esempio, spende ogni anno circa 280 mila euro di superminimi, ovvero più del doppio di Multiservizi, Sidra, Asec Trade e SpA messe insieme. È facile capire come negli anni passati la concessione di questi emolumenti aggiuntivi non deve essere stata regolata solo dal criterio della laboriosità e della diligenza”.

“Non si può continuare – conclude Michele Failla – a gestire le partecipate come compartimenti stagni, ma necessita, a prescindere da quanto sarà deciso per ciascuna di esse, che le varie aziende vengano considerate come un unico sistema, all’interno cioè di una visione complessiva che consenta di ottimizzare risorse e risultati (ad esempio mobilità interaziendale dei lavoratori, unico ufficio legale)”.