CATANIA – Il business dei migranti, il Cara di Mineo e la gestione delle richieste d’asilo.
Di questi temi si è occupata la commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema dell’accoglienza dei migranti, istituita da pochissimo, che ha fatto il suo debutto ieri proprio a Mineo per visitare il centro di richiedenti asilo più grande d’Europa.
Questo pomeriggio, nella prefettura etnea, la commissione – presieduta dall’onorevole Gennaro Migliore e composta da 18 parlamentari – ha ascoltato in diverse audizioni gli amministratori locali del Calatino (alcuni finiti nell’occhio del ciclone per feste e sagre finanziate con i fondi destinati ai migranti), diversi vertici istituzionali (tra cui il prefetto e il questore) e i procuratori di Caltagirone e Catania.
Erasmo Palazzotto – deputato di Sel – è stato il primo a denunciare, attraverso un’interrogazione parlamentare, la mala gestione e le opacità del Cara di Mineo e racconta le prime impressioni tratte dalla visita di ieri: “Il Cara è un non luogo dove le vite dei migranti vengono sospese per oltre due anni e abbiamo trovato una situazione disastrosa dal punto di vista sanitario e dei servizi”.
[wpvp_embed type=youtube video_code=rhK-bKbaCYM width=670 height=377]
Il deputato ha snocciolato alcuni numeri in merito alla struttura che ospita, mediamente, 3 mila persone con un costo di 50 miliardi di euro annui circa.
“La scelta di partire da Mineo – ha aggiunto l’esponente di Sel – è avvenuta perché il Cara è il simbolo delle opacità e dei buchi neri dell’accoglienza. Nonostante lo sforzo degli operatori le condizioni di vita sono di totale alienazione ed è impossibile per i migranti provare ad integrarsi con il tessuto sociale. Si tratta di una sorta di limbo spaventoso”.
Per queste ragioni Palazzotto chiede con forza la chiusura del centro nel catanese: “Quella di Mineo non è accoglienza ma è una vera e propria bomba umanitaria. All’interno del Cara vi sono state rivolte, suicidi e gravi atti di autolesionismo poiché le condizioni di vita sono degradanti”.
“In più – spiega il deputato nazionale – abbiamo una spesa esorbitante per la sua gestione: Mineo rappresenta un bubbone nel sistema d’accoglienza e si è trasformato in un grande ghetto. Sono state confermate le mie denunce fatte già nel 2012: vi è dietro un grande business della migrazione. Ricordo da ultima la pronunzia dell’autorità nazionale anticorruzione – aggiunge Palazzotto – in merito alla illegittimità di una gara d’appalto di 100 milioni di euro. Serve un piano per abolire questo modello costoso e inadeguato”.
Il deputato siciliano fa espresso riferimento a una gara d’appalto per il servizio mensa all’interno del Cara considerata illegittima dall’autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.
La gara, però, è andata avanti ugualmente su input della direzione del consorzio Calatino Terra di Accoglienza: ballano cifre per quasi 100 milioni di euro e la Cot, un’azienda del ramo della ristorazione, che era stata esclusa dall’appalto aveva presentato un esposto.
Il tutto proprio quando era scoppiato il caso Mafia Capitale che aveva coinvolto Luca Odevaine, uno dei protagonisti del business che ruotava intorno a Mineo. Nonostante ciò si è assegnato il bando ignorando le valutazioni di Cantone.
La commissione parlamentare d’inchiesta approfondirà anche i meccanismi interni al Cara e Palazzotto assicura che oltre alla denuncia ci sarà spazio per ricercare nuove soluzioni per l’accoglienza dei migranti in grado di ridurre i costi e favorire i processi di integrazione.
Domani pomeriggio nel Catanese ci sarà la visita di Matteo Salvini che sta cavalcando l’onda degli eccessivi costi dell’accoglienza dei migranti. Per Palazzotto “Salvini e il suo partito sono una parte del problema: il Cara fu istituito dall’allora ministro Maroni, in pratica l’ideatore di questo sistema che ha poi prodotto speculazione. Intorno ai migranti c’è una speculazione politica ed economica. Non occorre cavalcare le paure delle persone: il costo dell’accoglienza non va interamente ai migranti, tranne 2,50 euro al giorno la quota è destinata alle coop e ai gestori dei centri e quindi in tasche italiane. Occorre, invece, una gestione trasparente e produttiva”.
“Ricordo che per l’emergenza nord Africa – conclude – fu speso da Maroni oltre 1 miliardo a fronte dell’accoglienza di 30mila persone. Occorre guardare alle proprie responsabilità dentro un sistema che si è generato”.