Sebastiano Anastasi, consigliere di Grande Catania
CATANIA – “Il Comune non ha una governance dei servizi sociali e il piano di rientro dal debito rischia di travolgere questo importante settore, un esempio sono gli asili nido”.
Parole del consigliere comunale di Grande Catania Sebastiano Anastasi, componente della commissione servizi sociali.
“Ancora oggi il piano si può modificare – prosegue – occorre quindi partire da questo strumento e organizzarsi. Sugli asili all’assessore Trojano vorrei suggerire di rimodulare il servizio e invece si sta procedendo all’estrernalizzazione degli asili con l’affidamento alle cooperative”.
Per Anastasi ciò ha creato “disagi sia alle mamme che erano soddisfatte del servizio e disagi ai dipendenti comunali che, dopo anni di lavoro all’interno di queste strutture, hanno dovuto cambiare mansione e ripartire da zero”.
“Il risultato di sedute di consiglio durate sino alle sei del mattino – prosegue il consigliere – è il goffo tentativo di modificare le rette. Si è cucita una toppa vecchia su un vestito nuovo, che è il piano di rientro”.
Per Anastasi – che si esprime con la consueta e pugnace oratoria anche durante la nostra intervista – i problemi vanno oltre la delicata questione degli asili: “L’emergenza a Catania ha un nome: servizi sociali. Sono d’accordo sul dibattere di rifiuti e viabilità, ma i servizi sociali sono il termometro della civiltà”.
“Il peg (piano economico di gestione dei servizi sociali) – ricorda Anastasi – è arrivato decurtato dalla ragioneria generale di nove milioni di euro. Urge una riorganizzazione perché sono dieci anni che non ci sono soldi nel settore, L’unico ammortizzatore sociale è la social card sperimentale e potremmo renderla definitiva”.
Sul tema degli asili nido è intervenuta anche la Uil Flp attraverso il segretario Stefano Passarello. Il sindacato denuncia che “contrariamente a quanto da sempre assicurato da Trojano si è avuto un abbattimento del numero degli asili sul territorio a scapito dell’offerta, specie nei quartieri periferici”.
“L’esternalizzazione provocherà ulteriore precariato di valide professionalità” e il sindacato chiede di visionare il progetto per ottenere i fondi pac per “avere contezza sull’interpretazione delle norme inerenti l’utilizzo dei fondi che – secondo la Uil – dovrebbero essere destinati per implementare le strutture esistenti e non per esternalizzarle mediante la soppressione di alcune di esse”.
Gli asili nido comunali sono in totale 14 e quelli di via Acquicella, via Caduti del lavoro e via Raccuglia sono stati chiusi. Quello di via Caduti del lavoro dovrebbe divenire uno spazio gioco, mentre via Calipso verrà esternalizzato.
“Siamo soddisfatte del servizio e soprattutto delle maestre – spiega una mamma – ma con l’aumento delle rette posso anche permettermi un asilo privato. Non capisco perché nella seconda municipalità si stiano chiudendo due strutture”.
“I nostri bambini – prosegue la mamma – si trovano benissimo e non capiamo i motivi che stanno portando a questa decisione da parte dell’amministrazione. Diamo all’esterno un servizio che finora ha funzionato creando disagi a noi e ai dipendenti”.
Le domande sono molteplici. Perché, con il personale vincitore di concorso si esternalizzano gli asili? Perché chiudere due asili nella stessa municipalità? Vi è un obbligo di esternalizzazione per ottenere i fondi?
Domattina il sindaco Enzo Bianco, con l’assessore Trojano, andrà nella struttura di via Calipso per “rendere noti gli importanti risultati ottenuti dall’amministrazione con la riorganizzazione dell’assistenza all’infanzia”. Risultati che non accontentano proprio tutti sinora.
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