CATANIA – L’Università italiana è uno dei comparti economici più variegati della nazione.
Studiare costa, e non poco ma molto dipende dalla scelta dell’Ateneo, della città in cui vivere, della facoltà e anche dal reddito familiare.
Studiare a Catania, o comunque al Sud, in una facoltà umanistica, seppur non sia poi così economico, è certamente più accessibile rispetto ad una facoltà di medicina a Milano.
Le tasse universitarie, infatti, variano, oltre che da regione a regione, anche tra i diversi indirizzi e anche il reddito ci mette del suo.
Ad incidere sulle spese dello “studente” ci sono anche quelle per l’acquisto del materiale didattico e spesso anche di vitto e alloggio e di viaggio per i pendolari.
Anche il reddito familiare incide e non poco: generalmente sono 5 le fasce di reddito che vengono tenute in considerazione: una prima fascia con reddito fino a 6.000 euro, la seconda fino a 10.000, la terza fino a 20.000, la quarta sino a 30.000 e la quinta, che rappresenta il massimo, oltre i 30.000.
Secondo uno studio di Federconsumatori, a spendere di più sarebbero gli studenti del nord (circa il 13% in più rispetto alla media nazionale per la prima fascia), mentre, in linea di massima, sarebbero gli atenei del sud a richiedere rette e tasse più basse.
Per i fuori sede, poi, può essere un vero e proprio salasso. Secondo Federconsumatori uno studente fuori sede può spendere fino a 6.958 euro annui in più rispetto ad uno che risiede nella stessa città in cui ha sede l’Ateneo nel quale è iscritto. La fetta dei pendolari è di un buon 20,5% degli studenti universitari.
A pesare di più è certamente l’affitto ed è evidente che prendere casa a Milano non è come prenderla a Catania; a ciò si aggiungano le utenze, il condominio, la tassa sui rifiuti ecc… ed ecco che ci si può ritrovare a sperdere fino a 4.982 euro annui se si sceglie di vivere in singola, e 3.756 euro annui se, invece, si sceglie di condividere una stanza con altri studenti.
E che dire dei libri? Anch’essi hanno un loro peso, e non solo sulle spalle. La differenza qui va fatta tra indirizzi di studio. Per le facoltà umanistiche, infatti, si possono spendere fino a 454 euro all’anno, mentre per i libri “scientifici” si può spendere fino al 17% in più.
Che l’università sia diventata un lusso?
Certo è che non sono poche le spese con le quali dover fare i conti.
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