CATANIA – Dopo le proteste, la rabbia e la delusione, arrivano gli sfoghi.
Quella che vi raccontiamo oggi è la storia di una maestra di una scuola primaria vittima, anch’essa, della legge 107 della buona scuola del governo Renzi.
Sono migliaia gli insegnanti costretti a migrare dal Sud verso il Nord, spediti a centinaia di chilometri da casa. Lontano da familiari, amici e parenti.
Cinzia S. è una maestra di una scuola primaria di Brescia, città in cui vive da 8 anni. “Mi sono trasferita al Nord a 39 anni. Avevo già una famiglia tutta mia: un marito e dei figli da accudire. Per 14 anni in Sicilia, nonostante fossi inserita in graduatoria, nessuno mi ha mai chiamata per una supplenza, nemmeno di un’ora”.
La sua voce trema un pò. Entriamo subito in confidenza e Cinzia si scioglie: “Da 8 anni vivo a Brescia e voglio essere sincera: non ho mai avuto difficoltà a trovare lavoro. Riuscivo ad insegnare sempre in scuole vicine a dove io e la mia famiglia abbiamo preso casa”.
La storia di questa maestra catanese emigrata al Nord, con tanto di valigia e sogni infranti, è particolare: Cinzia ha un marito affetto da una malattia neuro degenerativa, ha bisogno di assistenza, di cure, di amore. Cinzia usufruisce della Legge 104, legge che però non può darle precedenza in graduatoria.
“Dopo 8 anni di precariato sono passata di ruolo. Ero felice perché finalmente potevo chiedere il trasferimento in Sicilia. Ritornare tra gli affetti più cari e i ricordi di una vita. Vado al sindacato e mi informo se è possibile usufruire della legge 104 per chiedere il trasferimento. Mi viene detto che sì, avrei avuto la precedenza in graduatoria. E invece niente. Tutto è scoppiato come una bolla di sapone”.
Il sogno di Cinzia si infrange per la seconda volta. Le viene spiegato come nella prima fase dei trasferimenti non si tiene conto di possibili “precedenze” e che solo in una successiva assegnazione provvisoria è possibile far valere la legge 104.
“Con l’assegnazione provvisoria potrei insegnare per un anno a Catania. Ma chi mi conferma che non venga, negli anni, trasferita nuovamente al nord? Questo sistema penalizza troppo noi insegnanti del sud“.
Valigie piene di sacrifici, di ore di studio trascorse sui libri. Di trasferimenti. Scatoloni pieni di ricordi. Di polvere nascosta sotto al tappeto, che tanto non si vede. Di occhi lucidi e abbracci.
Ma poco importa al governo Renzi delle storie come quella di Cinzia. Poco importa se “mi manca il Sud, i miei amici, la mia famiglia…”.
Poco importa, al nostro paese, se “al Nord siamo visti come degli intrusi”. Che tanto noi gli intrusi ce li temiano dentro, al caldo. E agli italiani, spezziamo i cuori.
“Ci speravo tanto in questo trasferimento. Mi manca casa mia…”. E credici ancora, Cinzia. Che magari qualcosa cambia. Che magari un sogno, se ci credi davvero, prima o poi si realizza.
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