CATANIA – Si conclude con una lettera di scuse da parte dei ragazzi, la diatriba che ha visto come protagonisti gli studenti dell’Oberdan e i dirigenti dell’Ente regionale per il diritto allo studio.
Al termine di un breve ma intenso “botta e risposta” – con una nota inviata alla nostra redazione – i ragazzi hanno voluto rivolgere un messaggio di scuse al direttore Valerio Caltagirone e al presidente Alessandro Cappellani.
“Il seguente vuole essere un messaggio di pubbliche scuse rivolto ai dirigenti E.R.S.U., con particolare riferimento al direttore Caltagirone ed al presidente Cappellani – si legge nella nota –. È stato compreso che i toni in cui è stata espressa quella che voleva essere una semplice denuncia nei confronti delle condizioni in cui versava la residenza, erano decisamente troppo forti. Il messaggio poteva esser indubbiamente esposto in modi più pacati e con frasi meno aggressive. L’irruenza dei modi è scaturita dalla collera che è normale affligga degli studenti che per giorni non dispongono della possibilità di poter fare una doccia con acqua calda o quantomeno tiepida. Ciò non giustifica, chiaramente, i modi in cui la cosa è stata esposta e, per questo, si rinnovano sentitamente le scuse”.
“Vorremmo che però – spiegano gli studenti – l’irruenza giovanile venisse compresa da voi, uomini con esperienza e che stanno al vertice di un’istituzione pubblica come quella dell’E.R.S.U. . Stando a quanto dichiarato dal presidente Cappellani nella precedente intervista, il vostro intento è quello di trattarci come se fossimo figli vostri e noi apprezziamo profondamente quest’affermazione. Ma è proprio sulla base di questo che non riusciamo a comprendere come mai, come un padre amorevole farebbe, non vi abbiamo visto mai aiutarci e spendere qualche parola di conforto nei nostri confronti quando più avevamo bisogno di voi. I nostri genitori ci affidano alle vostre mani ed alle vostre cure. Si fidano di voi e ci permettono di vivere in una delle strutture da voi gestite che dovrebbe per noi essere un nido sicuro, dotato di tutti i servizi che ci possano permettere di condurre in modo indisturbato le nostre vite da studenti con le menti già oberate di pensieri inerenti all’università. Eppure – lamentano i ragazzi – ci ritroviamo a dover far fronte a numerosi problemi che rendono il regolare svolgimento delle nostre giornate complesso. Non poter disporre di un servizio come quello dell’ascensore per mesi è stato frustrante, specialmente per chi stava ai piani più alti di una struttura di ben sei piani. Vedere le scale inondate da fiumi di acqua e dover asciugare i corridoi per impedire che l’acqua raggiungesse le camere, sicuramente non ha favorito le nostre giornate di studio ed ha riempito di preoccupazioni noi ed i nostri cari”.
“È avvilente constatare – scrivono – che, sebbene si richieda che vengano effettuati alcuni controlli o alcune riparazioni, esse non vengano eseguite prima di quattro/cinque mesi o, in alcuni casi, non vengano eseguite affatto. Lo è anche dover lottare tra di noi per poterci aggiudicare il turno della lavatrice, perché ce n’è solo una a disposizione per 180 studenti (il cui oblò, per altro, si apre solo forzando con una pratica levetta di ferro). Svegliarsi la mattina e dover andare alla ricerca di un secchio ed un po’ d’acqua al fine di poter tirare lo sciacquone del water è un disagio bello e buono. Sicuramente in quanto ente pubblico avrete dei tempi parecchio lunghi da rispettare perché vengano eseguiti dei lavori, ma vorremmo vedere che voi state effettivamente lavorando per noi. Che non ci abbandonate a noi stessi. I nostri dirigenti siete voi e voi avete il potere affinché un problema serio come quello della mancanza d’acqua calda (e due mezze giornate di totale assenza d’acqua) possa esser risolto quanto prima. Sicuramente se vi avessimo visti più presenti e partecipi delle nostre traversie, determinati a sistemare le cose per consentirci di portare avanti la nostra permanenza nello studentato con meno molestie possibili, i toni ed il nostro animo non si sarebbero inaspriti così tanto. Con ciò – concludono gli studenti – non si vogliono giustificare i modi in cui i pensieri sono stati espressi e si ribadiscono le scuse più sentite con la speranza di poter avere al più presto un confronto. Anzi, dei confronti che avvengano con regolarità”.