“Concorsone” scuola 2016: il “calvario” dei precari senza certezze

CATANIA – Il suono della parola “concorsone” starà già facendo saltare i nervi a qualcuno, magari costretto a dover fare i conti con ansia e agitazione che ben poche altre cose sono in grado di suscitare in maniera così massiccia.

I numeri li conosciamo. 165.000 insegnanti precari si “contendono” 63.712 posti e, solo in Sicilia, sono oltre 17.000 i candidati in cerca di “certezze”.

Un’esigenza che, purtroppo, deve fare i conti con una realtà tutt’altro che chiara, semplice e, soprattutto, risolutiva.

“Navighiamo in un mare di incertezza. Affolliamo una graduatoria che non si esaurisce mai e siamo lì ad aspettare che dopo tanti anni si possa raggiungere l’obiettivo. Dopo il concorso vergognoso del 2012 dobbiamo fare i conti con l’ennesima prova, non particolarmente complicata perché riguarda principalmente la metodologia e la didattica – materie con le quali abbiamo a che fare ogni giorno – ma assolutamente inefficiente e disgregante anche per la realtà familiare. La cosa davvero antipatica è stata ritrovarsi davanti a 8 quesiti a cui rispondere in sole 2 ore e mezza quando nel 2012 ne erano stati dati solo quattro.

Sono parole di rassegnazione quelle di Rosanna Chillemi, insegnante e candidata al concorso della scuola 2016 che non nasconde la propria indignazione nei confronti di un sistema “goffo” e fallace.

“Non si conoscono gli esiti delle prove scritte – prosegue -, il che comporta la necessità di dover continuare a studiare senza sapere se si è superata la prova scritta o se si sta solo perdendo altro tempo. Non sono state nemmeno nominate le commissioni giudicanti e non è chiaro quando potremo avere i risultati”.

A confermare la criticità del sistema è Giuseppe Adernò, dirigente scolastico dell’istituto “G. Parini” di Catania.

“Il concorso è sicuramente una cosa positiva. Ciò che non lo è – commenta Adernòriguarda la gestione e l’organizzazione che vi stanno alla base. Nel bando erano stati definiti dei criteri precisi anche nelle modalità di valutazione che poi nella pratica sono stati disattesi. Tutt’altro che positiva è stata anche la gestione delle assegnazioni delle sedi: non si può fare la prova a Erice ed essere l’indomani a Pachino per sostenere un’altra prova. Immagini cosa vuol dire, con la mobilità che abbiamo in Sicilia. Il tutto – avverte il dirigente scolastico – senza considerare la trasferta, le spese e i soggiorni fuori sede. Sono venuto a conoscenza, inoltre, di alcune realtà poco ‘serene’ per l’atteggiamento di alcuni commissari eccessivamente fiscali, rigorosi e persino permalosi. Ho anche saputo che in alcune sedi sono state assegnate le postazioni in un modo tale da far pensare che fossero state ‘studiate a tavolino’ creando diversi sospetti. Se a ciò aggiungiamo il fatto che è passato oltre un mese e ancora non si sa nulla, che le commissioni non sono ancora attive, ben si comprende come la speranza per gli insegnanti di entrare in ruolo entro la fine dell’anno scolastico sfumi sempre più. Gravi disagi sono stati arrecati anche ai commissari che non possono beneficiare dell’esonero dal servizio, e devono dividersi tra il lavoro a scuola e quelli di scrutinio, possibilmente in sedi molto distanti tra loro. È un sistema inefficiente – conclude Adernòben lontano dalla ‘buona scuola’ tanto millantata”.

Marco Bua

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