CATANIA – Il sole picchia forte sulle Ciminiere di Catania; sono le 8 di mattina e migliaia di persone, sono lì, ferme, in fila.
Alcune facce sono sconvolte dall’ansia, altre più serene, altre ancora cercano di ostentare una sicurezza che se ci sia realmente o meno non si sa.
L’avrete capito, è il 4 settembre 2018 e una parte delle persone in fila sarà quella che poi un domani ci salverà la vita: test di ingresso della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Catania.
C’è chi però non è lì per svolgere il test, anzi: “Noi del Fronte della Gioventù Comunista di Catania ci siamo ritrovati qui per mobilitarci contro i test a numero chiuso di Medicina – a parlare è Giorgio Grasso, un militante della FGC – negli ultimi 7 anni 9000 medici e 50mila infermieri non sono stati ricambiati da nuovi laureati. Questa idea del numero chiuso è semplicemente un modo di creare un’università di classe dove chi può permettersi un corso preparatorio di uno o due anni da 3.000 euro è molto più avvantaggiato rispetto a chi non può per esigenze economiche o lavorative Noi rivendichiamo un’Università accessibile e gratuita per tutti”.
Una delle obiezioni che si potrebbe muovere è di tipo infrastrutturale: senza numero chiuso, attendendo che la “selezione naturale” faccia il suo corso, dove andrebbero a finire tutti gli studenti? Insomma, dove e come collocarli?
“Beh, Istruzione e Sanità sono vittime di continui tagli – continua Grasso – se smettessimo di sprecare miliardi per spese, a mio parare, non necessarie come quelle militari imposte dalla NATO si avrebbero, banalmente, più soldi da investire per l’Università. Così ci sarebbero le strutture per reggere la mole di nuovi iscritti”.
In sintesi: “I test non creano vera meritocrazia: non c’è meritocrazia se il punto di partenza non è uguale per tutti”.
E tu, caro lettore, cosa ne pensi? Anche qualche tuo amico o parente ha tentato il test? Dicci la tua!