CATANIA – Di recente, l’Etna ha mostrato una ripresa dell’attività vulcanica effusiva, che è stata classificata con un livello di allerta giallo. Successivamente, la Protezione civile ha emesso un comunicato ufficiale che annunciava il cambio di livello di allerta, portandolo a verde. Approfondiamo l’argomento con il vulcanologo Boris Behncke, ricercatore all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania.
– Ci sono aggiornamenti sulla situazione attuale dell’Etna?
“Al momento, la situazione sull’Etna è molto tranquilla. Nessuna attività eruttiva, solo emissione di gas dal cratere Bocca Nuova e un po’ anche dal Cratere di Sud-Est“.
– Il comunicato della Protezione civile ha sottolineato che è rientrata l’emergenza e l’allerta è passata dal livello giallo al livello verde, ma che non si escludono eventi improvvisi e pericolosi. Come state procedendo in questa situazione incerta?
“L’Etna è un vulcano attivo, e sui vulcani attivi (quasi) tutto è possibile, e come abbiamo visto più volte in passato, una nuova attività (ai crateri sommitali) può anche partire con poco avviso. Questo è praticamente un mantra su tutti i vulcani attivi, bisogna aver presente che piccoli fenomeni eruttivi possono verificarsi in qualsiasi momento“.
– Cosa s’intende per possibilità di eventi improvvisi ed esplosioni?
“Eventi improvvisi ed esplosioni sono appunto esplosioni (in alcuni casi causati dall’espansione di vapore, chiamate ‘freatiche’ o ‘freatomagmatiche’, che purtroppo hanno questo brutto vizio di non essere praticamente preceduti da precursori immediati. L’abbiamo visto nel caso del vulcano Whakaari (White Island) in Nuova Zelanda nel dicembre 2019, quando una tale esplosione ha ucciso più di 20 persone. I vulcanologi avevano detto che non si potevano escludere esplosioni di quel tipo, e così è stato. Come dicono sul sito della Protezione civile regionale, ‘il rischio vulcanico non è mai nullo‘“.
– Nella cartina allegata al comunicato, c’è una zona del vulcano delineata da una linea gialla. Per i non addetti ai lavori che zone o paesi sono interessati all’interno della linea gialla?
“Nicolosi, Zafferana, Sant’Alfio, Linguaglossa, Randazzo, Bronte, Belpasso, Ragalna”.
– In cosa consiste la riunione tecnica, avvenuta l’8 marzo 2023 con stato d’allerta dei vulcani siciliani?
“Queste riunioni si fanno tra INGV e Protezione civile per discutere lo stato di attività dei vulcani siciliani, è una cosa di routine in condizioni di relativa calma – in caso di attività vulcanica più importante e potenzialmente pericolosa, gli incontri si fanno più frequentemente (in emergenza anche più volte al giorno)“.
– Quali sono stati i punti focali di questa riunione?
“Durante queste riunioni, le sezioni INGV che monitorano i vulcani siciliani (per l’Etna è solo l’Osservatorio Etneo, per Vulcano e Stromboli ci sono anche i colleghi della sezione di Palermo, e presto saranno coinvolti anche i colleghi di Napoli e dell’Università di Firenze per lo Stromboli) presentano un riassunto dell’attività vulcanica e sismica, delle emissioni di gas, delle deformazioni del suolo, delle misure di magnetismo e gravità e delle osservazioni satellitari di ogni vulcano. Poi si discute su cosa potrebbe eventualmente succedere (applichiamo sempre la massima cautela, perché come abbiamo detto prima, su un vulcano attivo, teoricamente tutto può succedere). In funzione a queste discussioni, la Protezione civile dichiara lo stato di allerta, o rimane come il mese precedente, o cambia (come il recente cambiamento da giallo a verde sull’Etna)“.
– La zona gialla è estesa anche nell’area di Torre del filosofo. Dove si trova esattamente?
“Torre del Filosofo per molto tempo era il punto di arrivo delle escursioni in pullman 4×4 della Funivia dell’Etna (dal 1967 fino al 2002 in quel posto esisteva persino un edificio, progettato come albergo, che però non fu mai messo in servizio ed è stato seppellito dai prodotti dell’eruzione del 2002-2003). In allegato ho messo un punto rosso nella posizione di Torre del Filosofo sulla mappa con quella ‘zona gialla’. Dal 2021, quando l’attività parossistica ha sconvolto quell’area con ripetuti bombardamenti violentissimi, le escursioni in 4×4 non arrivano più là. Il 10 febbraio 2022, un collasso del fianco meridionale del Cratere di Sud-Est ha seppellito l’area sotto molti metri di detriti e in più ci è passato sopra un flusso piroclastico, una valanga di gas caldo carica di frammenti di rocce vulcaniche, insomma, un posto poco adatto ad accogliere grandi numeri di turisti“.
– È già stata predisposta la messa in sicurezza per gli abitanti delle zone interessate e limitrofe?
“Secondo le regole, ogni comune in area etnea ‘dovrebbe’ disporre di un piano d’emergenza in caso di eruzione vulcanica, so che per molto tempo alcuni comuni erano molto avanti, altri invece no. Da 95 anni nessun paese è stato distrutto da un’eruzione, e da 30 anni non c’è più stata minaccia da colata di lava in zone abitate“.
– La Protezione civile ha provveduto a porre il divieto di escursioni o di attività sciistiche?
“Nella situazione attuale non c’è bisogno di vietare le attività sciistiche (sono piuttosto le condizioni meteo primaverili che le rendono assai impossibili in questi giorni). Per quanto riguarda i crateri sommitali, bisogna vedere che cosa sarà deciso sul livello comunale (perché sono i comuni che contengono l’area sommitale, tipo Nicolosi, Zafferana, Sant’Alfio, Linguaglossa, Randazzo, Bronte, Belpasso, Ragalna e credo Adrano a decidere su limitazioni di accesso). Nelle attuali condizioni di attività (cioè, praticamente quiete eruttiva), non escludo che per la stagione estiva sarà aperto l’accesso ai crateri sommitali per gruppi accompagnati da guide autorizzate“.