CATANIA – Da oggi Catania è una città più vuota. Diciamolo chiaramente, la nostra è una comunità che ha sempre mal digerito gli intellettuali, salvo poi onorarli alla scomparsa. Il tutto con parole spesso di circostanza e finta benevolenza. Ecco, ciò che intendo fare scrivendo queste poche righe è l’opposto. Lo devo al prof. Tino Vittorio scomparso questa mattina. Non mi soffermerò sulla sua vita accademica e il suo percorso professionale. Basta cercare su internet. Parlerò di Tino Vittorio come simbolo di impegno civile e culturale e di come questa terra abbia dimostrato per l’ennesima volta di non saper dare il giusto valore alle proprie eccellenze.
Il professore Vittorio non era uno di quei tipi che misurava le persone dalla caratura economica, dal posto in società o dal curriculum. Il suo modo di conoscere una persona era quello di instaurare un dialogo. Dopo pochi minuti aveva già capito se valesse la pena continuare a discutere, in tal caso aveva trovato un interlocutore che riteneva all’altezza, non necessariamente alla sua sia ben chiaro, ma all’altezza di poter arrivare ad un dibattito costruttivo. In caso contrario, scattava la quasi indifferenza. Tale atteggiamento è stato letto da molti come supponente e arrogante. E in effetti così era. Ma al professore Vittorio nulla importava della benevolenza altrui. Lui voleva essere rispettato, stimato. Era completamente allergico al galateo quotidiano, al politicamente corretto. Sputava in faccia verità, spesso scomode. Lo faceva sempre anche con me. Ricordo ancora i dialoghi sul conflitto in Ucraina piuttosto che su quello Israelo-Palestinese.
Dopo minuti in cui cercavo di far valere la mia tesi, la fine era sempre la stessa. Mi dava la sua chiave di lettura del presente ripercorrendo le tappe storiche di quei Paesi e di quelle popolazioni. “Tu sai di non sapere” mi ripeteva. E io ad un certo punto, nonostante sia un fiero combattente sul fronte della dialettica, capitolavo. Ma mai mi sono sentito offeso dalle sue parole. Anzi, mi davano lo stimolo di approfondire determinati temi per farmi trovare pronto allo “scontro” successivo. Purtroppo questi appuntamenti non ci sono più stati per via del suo stato di salute e da oggi non ci saranno più.
Ma io, come tutti quelli che hanno capito la vera essenza del prof. Vittorio, ho imparato da lui quanto nuocciano il pressapochismo e l’approssimazione alla nostra società. Ho compreso grazie a lui quanto costi essere un libero pensatore, un idealista mai disposto a scendere a compromessi con la mediocrità. Questo combatteva. La mediocrità. Pensava che una società migliore passasse da uno spiccato senso critico che solo lo studio e l’approfondimento potevano garantire. E così è. Piaccia o non piaccia.
Ma la cultura non sempre è cosa gradita. Così come coloro che cercano di diffonderla. Certo ci sono accademici che si ritagliano un grande spazio nella vita pubblica, ma sarebbe inutile negare che lo sponsor alle spalle, spesso politico, li rende maggiormente visibili. Non era il suo caso. Probabilmente bisognerebbe fare un mea culpa per non aver saputo valorizzare al meglio le idee e le visioni di un grande intellettuale. Catania è da oggi una città più vuota. Ma, purtroppo, senza esserne cosciente.
Ciao Tino!