CATANIA – C’è la possibilità che il comune di Catania si salvi dal rischio di un nuovo default. A lasciarlo pensare è la misura contenuta nell’articolo 80 della Legge di bilancio, in cui si fa riferimento al “sostegno finanziario per enti al termine della procedura di dissesto finanziario“.
Perché Catania potrebbe evitare il dissesto
Nella Manovra (clicca qui per leggerla) è riportato un passaggio che consente ai comuni in questione di aumentare le proprie entrate fiscali, sempre rientrando nei limiti previsti dalla legge. Nello specifico si legge che “i comuni di cui al comma 1 hanno facoltà di istituire, con apposite delibere del Consiglio comunale, un incremento dell’addizionale comunale all’IRPEF, in deroga al limite previsto dall’articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 28 settembre 1998, n. 360, non superiore a 0,4 punti percentuali, e un’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale e aeroportuale per passeggero non superiore a 3 euro per passeggero“.
In questo passaggio della Legge di bilancio si fa riferimento all’addizionale comunale all’IRPEF, un’imposta locale che viene applicata all’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) dovuta dai residenti nel Comune. L’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale e aeroportuale, sempre citata nel testo, è invece un’imposta locale che viene destinata ai passeggeri che si imbarcano su navi o aerei in partenza da un porto o aeroporto etneo.
Nello specifico, i comuni a rischio di default potranno utilizzare “per rimettersi in sesto” la somma accumulata con i vari pagamenti del ticket da 3 euro per i viaggiatori in arrivo e partenza. Situazione simile per quanto riguarda la tassa di soggiorno: l’articolo 82 prevede la possibilità di aumentarne il prezzo per i turisti fino a due euro a notte.
Un’altra via per la salvezza
Non passa inosservato nel documento della Manovra 2024 un secondo passaggio che potrebbe rappresentare un’ulteriore àncora di salvezza per il comune etneo, in debito di circa 250 milioni di euro. La soluzione riguarda la definizione transattiva del credito, cioè la possibilità di stabilire un accordo tra il debitore e il creditore: quest’ultimo sarebbe chiamato a rinunciare a una parte o a tutto il proprio credito, in cambio di una somma di denaro o di una controprestazione diversa.
Nella Legge di bilancio si legge: “I Comuni, di cui al comma 1, che si trovino a dover soddisfare debiti provenienti dal dissesto a causa dell’insufficienza della massa attiva, possono proporre ai singoli creditori la definizione transattiva del credito secondo le modalità previste dall’articolo 1, comma 575 della legge 30 dicembre 2021, n. 234. Ai medesimi Enti è riconosciuta, altresì, la facoltà di ricorrere ad un piano decennale di rateizzazione dei debiti per i quali i creditori non hanno accettato la transazione proposta dalla Commissione (OSL). La rinuncia da parte dei creditori agli interessi dà diritto a essere soddisfatti entro il primo biennio“.
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