Vent’anni dal suicidio di Ormando: “Necessario dialogo tra chiesa e omosessualità”

Vent’anni dal suicidio di Ormando: “Necessario dialogo tra chiesa e omosessualità”

CATANIA – Oggi, 13 Gennaio 2018, è una giornata particolare: sono 20 anni dalla morte dell’intellettuale e poeta siciliano Alfredo Ormando.

Sono tanti gli anni trascorsi dal suicidio che fece scalpore per il motivo che spinse il poeta ad “andar via”. L’uomo si tolse la vita in segno di protesta contro l‘omofobia delle gerarchie vaticane.

Alfredo Ormando, originario di San Cataldo, nasce in una famiglia di contadini e sette fratelli e sorelle.

L’aver dichiarato essere gay non venne mai accettato dalla famiglia né dalla società in cui viveva. Per questo motivo decise di trasferirsi in un seminario francescano che abbandonò solamente due anni dopo, poiché non trovò alcun conforto o rifugio.

Subito dopo aver abbandonato il seminario ha iniziato la sua carriera da scrittore e poeta indipendente, riuscendo ad ottenere il diploma di scuola media all’età di 35 anni. La sua carriera si è bruscamente interrotta quando si è suicidato, dandosi fuoco, il 13 gennaio 1998 a Roma in Piazza San Pietro

Da allora ogni anno questa è la giornata internazionale del dialogo fra la chiesa e omosessualità.

Arcigay ogni anno organizza a Piazza San Pietro a Roma, luogo del suicidio di Ormando, una commemorazione della morte dell’intellettuale, in segna di protesta contro l’omofobia  d’invito al dialogo.

Una giornata che l’associazione per la difesa dei diritti gay rivendica e valorizza, come ci spiega un sostenitore, Marco: “Bisogna riflettere sul rapporto tra la fede religiosa e i loro rappresentanti con le persone lesbiche, gay e trans.“.

Alcune confessioni hanno manifestato segnali di apertura, solo le grandi religioni monoteiste, le più diffuse, continuano con un atteggiamenti di condanna verso le persone omosessuali“.

Dall’altro lato una nostra lettrice, Enrica, ci ha spiegato di come “la chiesa non condanna o esclude i gay, non considera l’omosessualità motivo di condanna ma una totale apertura andrebbe contro i precetti della sacra famiglia“. Enrica, ha concluso: “La chiesa altresì condanna invece le violenze e l’omofobia rivolta alle persone omosessuali.

Che la chiesa o le altre fedi possano aprire le loro porte alle persone gay non spetta noi a dirlo, ma sicuramente un dialogo tra le fedi e l’omosessualità deve esistere e deve esserci.