SICILIA – Il Natale costituisce un momento magico da sperimentare in ogni angolo della Sicilia: le città si animano con la presenza di persone, sono adornate da magnifiche decorazioni, i borghi si vestono di festa e si preparano mercatini e presepi nelle chiese più suggestive.
Nelle località più caratteristiche persistono tradizioni, rituali e consuetudini legate al fuoco, considerato nella sua dimensione sacra e profana.
Il fuoco di Natale: le origini del nome “zucco”
Tra le tradizioni più sentite della Sicilia, abbiamo il fuoco di Natale. Detto anche “U zuccu” o “A zuccata“, avviene sul sagrato di molte chiese dell’isola, in particolare nella zona orientale. Si tratta del falò della vigilia.
Il termine Zucco ha chiara origine araba. Si riferisce al ramo che nasce dalla parte bassa del tronco di un albero come il castagno, nocciolo, pino, olivo e altre varietà radicate e presenti nella zona etnea. Il tronco, come requisito essenziale, doveva bruciare lentamente. Esso diventa il ceppo, “l’albero della vita e del sole”, che rimanda alla figura di Cristo.
La realizzazione del falò
Il tradizionale rito dello Zucco si ripete prima della cena della vigilia. La catasta di legna viene preparata qualche giorno prima, andando alla ricerca di rami, nelle campagne lì attorno. In altri contesti, invece, la legna viene donata dagli stessi abitanti. Di solito, un sacerdote benedice la catasta in presenza del sindaco e delle figure istituzionali. Al suono delle campane, inizia la recita delle preghiere.
Successivamente, i partecipanti si allontanano, rientrando poco prima della messa di mezzanotte. Al termine delle celebrazioni, è consuetudine portare a casa un piccolo pezzo di legna dalla catasta per alimentare il proprio focolare, come segno di buon auspicio.
Tra il sacro e il profano
Il fuoco ha sempre rivestito una rilevanza particolare. Ha una una notevole importanza in numerose tradizioni religiose e pagane.
Nella notte di Natale, il fuoco assume un significato di fertilità e vita, rappresentando la Luce della salvezza incarnata nell’arrivo del Bambino Gesù. Il falò può essere interpretato come il fuoco dei pastori che, nella notte della nascita del bambino, illuminava la strada verso la capanna, o semplicemente come la fonte di calore che, nelle notti più fredde, accompagna l’attesa del Messia.
Il fuoco costituisce anche il principale artefice di metamorfosi. Pochi simboli, infatti, esibiscono una dualità così evidente: la fiamma, da un lato, offre calore e vita, ma dall’altro può provocare distruzione. La divinità associata al fuoco è Efesto, che regna all’interno delle profondità dell’Etna.
Questo simbolo, pertanto, assume valenza sacra e profana.
Le principali località siciliane in cui si celebra questa tradizione
Questo rito è principalmente compiuto, con incessante entusiasmo, in diverse cittadine della provincia di Catania. Tra queste, Acireale, Acicastello, Acitrezza, Giarre, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa. Belpasso, Pedara, Nicolosi, Zafferana Etnea, Randazzo, Riposto, Valverde, Trecastagni, Santa Venerina.
Una magia primitiva che risplende nei secoli
Il rituale del falò natalizio mantiene il suo valore e il suo affascinante richiamo anche in tempi moderni. Si configura come uno spettacolo autentico, apprezzato non soltanto dalla comunità locale, ma anche dai visitatori che scelgono di trascorrere le festività natalizie in quel luogo.
La pila di legna è pronta a prendere fuoco, diffondendo la sua luce nella sacra atmosfera della Notte di Natale.