Studenti contro i pregiudizi e l’odio: progetto DNA (Don’t igNore humAnkind)

CATANIA – La Sicilia è sempre stata una delle regioni più multietniche d’Italia, visto il numero di popolazioni che l’hanno abitata e la quantità di comunità che ancora oggi ne fanno parte. Questo straordinario multiculturalismo potrebbe e dovrebbe essere un punto di forza per la Sicilia ma spesso, complice anche la situazione di crisi generale che ha investito sia la regione che l’intero Paese, viene percepito come una sorta di “flagello”.

Negli ultimi anni è maturato un atteggiamento negativo nei confronti di quelli che vengono considerati causa principale della crisi, gli stranieri. Nonostante il clima di tensione e la negatività dilagante, sono diverse le persone e i gruppi che si sono attivati per contrastare l’atteggiamento di astio nei confronti dell’altro, ricordando alla Sicilia che, se gestito opportunamente, il multiculturalismo potrebbe essere una risorsa meravigliosa.

Gli studenti universitari dell’Università degli Studi di Catania hanno deciso di sfruttare uno strumento di comunicazione potentissimo, i social network, per comunicare e diffondere l’idea di una Sicilia multiculturale e accogliente e per contrastare l’odio verso lo straniero.

Il loro progetto ha un nome significativo, presentato in forma di acronimo: DNA (Don’t igNore humAnkind– Non ignorare l’umanità). Questo nome serve a ricordare che la provenienza, il colore della pelle, la religione, la comunità di appartenenza e l’orientamento politico non sono gli elementi che permettono di distinguere un essere umano da un altro, perché tutti noi per essere classificati come “umani” abbiamo bisogno di un solo elemento: la capacità di saper andare oltre le apparenze ed essere empatici con l’altro, andando oltre i pregiudizi e gli stereotipi.

L’utilizzo dell’acronimo DNA è significativo principalmente perché rinvia all’idea della razza, che in una terra a forte contatto con i flussi migratori come la nostra assume un significato spesso negativo e discriminatorio.

“Abbiamo voluto creare un cortocircuito semantico per ribaltare la teoria classica del razzismo, che naturalizzava le differenze e usava la genetica per fondare la superiorità di una razza sulle altre. Questa teoria è stata ormai scientificamente screditata. Proprio la genetica ci ricorda come non esistano razze umane e come tutti abbiamo un patrimonio biologico fondamentale in comune”: così gli ideatori del progetto hanno spiegato come la scelta del nome serva a ribadire come ogni teoria che ipotizzi l’esistenza di una “razza” migliore o peggiore delle altre sia totalmente priva di fondamento biologico, scientifico e culturale.

Don’t igNore humAnkind nasce come un laboratorio didattico, ideato dal professor Guido Nicolosi, che insegna sociologia della comunicazione al Dipartimento di Scienze Politiche, e portato avanti da allievi entusiasti e determinati a dare il loro contributo per una società migliore.

L’approccio del progetto è molto “rilassato” e poco “didascalico”. La pagina Facebook è piena di attività per tutti i gusti (compresi contest fotografici), meme e video ironici che giocano sugli stereotipi, ma anche storie commuoventi, interviste e riflessioni interessanti. Anche se il laboratorio nasce sui social, ogni sua attività è fortemente legata al territorio, alla sua storia e alle sue mutazioni socio-culturali.

Gli allievi sperano di allontanare la gente dalla “nebbia” dell’odio e della xenofobia con il loro atteggiamento positivo, i loro commenti arguti e le loro coinvolgenti attività.

Il progetto nasce senza scopo di lucro: i partecipanti non ricevono ricompense di alcun tipo per il loro contributo alle attività e alla gestione della pagina. L’unico sostegno economico per il laboratorio sono i fondi stanziati da Facebook (per il tramite di EdVenture Partners), che vengono utilizzati interamente ed esclusivamente per la promozione del progetto.

Sono diversi anche i patner che hanno deciso di unirsi al progetto universitario e dargli maggiore risalto: tra questi il Centro di Produzione Danza Scenario Pubblico, Radio Zammù, la Croce Rossa Italiana e la COPE (Cooperazione Paesi Emergenti).

Don’t igNore humAnkind partecipa alla prima edizione di “Peer to Peer: Facebook Global Digital Challenge”, progetto organizzato con il patrocinio del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e finalizzato a contrastare i discorsi di odio e gli estremismi grazie all’ausilio dei social media.

I primi a sostenere le iniziative di DNA sono stati proprio gli studenti, che hanno apprezzato immediatamente le idee e l’entusiasmo dei loro colleghi e hanno scelto di aiutarli con tutti i mezzi a loro disposizione, dai like (già più di mille) ai commenti e alle riflessioni.

Ovviamente le risposte del pubblico social non sono state tutte positive e non sono mancate critiche o atteggiamenti di indifferenza, ma i rappresentanti di Don’t igNore humAnkind non mollano e continuano il loro straordinario lavoro di squadra per comunicare l’idea di una società che non ha paura dello straniero e non vuole chiudersi in se stessa.

Fonte immagine: pagina Facebook di Don’t igNore humAnkind