CATANIA – Un corso di laurea peculiare, considerato da alcuni estremamente versatile, mentre da altri meno incisivo. I “paladini della cultura” arrivano persino a definirlo, con un tono quasi sprezzante, la laurea “delle merendine”. Sto parlando di Scienze della Comunicazione.
Dopo aver raccolto le opinioni degli studenti, vediamo come il professore Davide Bennato, presidente del corso di laurea in Scienze e Lingue per la Comunicazione all’Università di Catania, lo ha descritto ai microfoni di NewSicilia.
Applicare le competenze di questo corso nel mondo del lavoro
Il docente ha spiegato che le competenze che si acquisiscono in questo corso di laurea sono fondamentalmente di tre tipi.
“In primo luogo competenze specifiche per il trattamento e il recupero di informazioni anche da fonti digitali, skill utili in tutti i contesti in cui bisogna raccogliere rapidamente contenuti dettagliati. In secondo luogo competenze linguistiche, sia in lingua italiana che nelle lingue straniere, che è lo specifico del nostro corso di laurea, sperimentando anche con diversi registri (linguaggi naturali, linguaggi formali, linguaggi specialistici e così via)”.
E ancora: “In terzo luogo soft skill, ovvero il tipo di erogazione che sta alla base dei corsi, dei laboratori, dei seminari, valorizzano il lavoro di gruppo, il coordinamento fra le persone e la gestione del conflitti”.
Una scelta sicura, ma non senza sfide
Per alcuni studenti, Scienze della Comunicazione sembra una “scelta sicura” quando non si hanno le idee chiare. A tal proposito, il professore Bennato ha spiegato che: “può essere una scelta percepita come più vicina al mondo organizzativo e imprenditoriale che al mondo della scuola, e questo è senza dubbio vero”.
“Però non bisogna commettere l’errore di pensare che non ci sono materie tecniche del campo delle scienze umane: penso alle linguistiche, alle sociologie, che richiedono impegno e soprattutto la capacità di orientarsi fra le diverse nozioni di comunicazione.
Dal cinema alle serie tv: come i media arricchiscono l’apprendimento
Bennato ha spiegato che “il mondo della comunicazione digitale, ma in genere dei media contemporanei, è molto integrato con il percorso di studi di Scienze e lingue per la comunicazione per due motivi”.
In primis, “perché ognuna delle discipline presenti nel corso affronta sistematicamente il cambiamento comunicativo apportato dai contenuti mediali: per esempio molte lingue usano le serie televisive come strumento di apprendimento”.
E ancora, “perchè la didattica spesso si avvale di strumenti mediali più diversi per migliorare l’apprendimento: per esempio nei miei corsi uso sistematicamente spezzoni cinematografici per illustrare concetti sociologici”.
Apprendimento in costante evoluzione
Una curiosità che ho chiesto al professore Bennato riguarda l’esperienza pratica dell’università, dunque stage e tirocini, e quali opportunità offre Scienze della Comunicazione in questo senso.
Il Presidente di questo corso di laurea all’Unict ha evidenziato che spesso gli studenti “si lamentano che nel nostro corso di laurea si studiano materie poco pratiche, ma nel XXI secolo il problema è insegnare saperi che non invecchiano troppo rapidamente“.
“Ad esempio – prosegue – il Social Media Marketing dello scorso anno è completamente cambiato da quello del 2024 per via della trasformazione apportata dalla diffusione dell’intelligenza artificiale. Per questo preferiamo insegnare conoscenze generali e competenze ampie così da dare allo studente una cassetta degli attrezzi che deve essere messa alla prova durante uno stage o un tirocinio”.
Dal sapere al fare: il consiglio di Bennato
Fondamentale è stato il consiglio che Bennato dà ai suoi studenti: la domanda che bisogna porsi non è cosa deve insegnare il corso di laurea per trovare un lavoro, ma in che modo è possibile applicare le conoscenze per diventare professionisti nel proprio settore.
E ancora, “un altro tassello fondamentale è un’esperienza all’estero tramite il progetto ERASMUS, cosa su cui il nostro corso di laurea è molto avanti grazie al lavoro di internazionalizzazione che il Dipartimento ha curato in questi anni”.