L’arte dei muretti a secco Patrimonio dell’Umanità: dall’Etna a Pantelleria la Sicilia espone i suoi tesori millenari

PALERMO – Le loro forme irregolari si intrecciano perfettamente come tessere di un puzzle e danno origine a rustici cordoni lungo sentieri campestri e terreni agricoli. Sono i muretti a secco, antiche costruzioni erette a  sostegno di vigneti, pascoli e proprietà private e, adesso, Patrimonio dell’Umanità.

La speciale investitura è arrivata nella serata di mercoledì 28 novembre da parte dell’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, che ha inserito “l’arte dei muretti a secco” nell’elenco dei beni immateriali da proteggere.

La dichiarazione è stata diffusa tramite il profilo Twitter dell’Unesco, che si congratula con gli otto Paesi europei che nei mesi scorsi avevano avanzato l’importante candidatura. Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna e Svizzera sono le Nazioni dell’Europa meridionale che, nel 2017, avevano deciso di fare fronte comune per ottenere il prestigioso riconoscimento.

Nella pagina online dedicata alla tecnica di costruzione, l’Unesco descrive i muretti come “una relazione armoniosa tra l’uomo e la natura” e il loro supporto risulta fondamentale per “la prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura“.

Da nord a sud dello stivale sono tantissime le Regioni che possono annoverare la presenza dei muretti a secco e, tra queste, la Sicilia conserva ancor oggi importanti esempi della rudimentale architettura. La presenza di queste catene in pietra demarca una linea di confine non solo fisica ma anche mentale, legata all’immaginario di un’isola preindustriale e dipendente da un’economia latifondista e arretrata.

Scorrendo la cartina del nostro territorio ci imbattiamo nei muretti che sottolineano i terrazzamenti dei ricchi vigneti dell’Etna e nelle vecchie fortificazioni a difesa delle suggestive piramidi in pietra lavica realizzate nei territori di Linguaglossa, Piedimonte Etneo, Randazzo e nella Valle dell’Alcantara.

Spostandoci a sud sono emblematiche le trame bianche che si snodano nella campagna iblea. Realizzati con la classica pietra calcarea ragusana, i muretti circondano la base del celebre Castello di Donnafugata. Da annoverare, infine, le costruzioni di Pantelleria dove l’evidente dislivello del terreno ha suggerito ai contadini del luogo di munirsi, nel corso dei secoli, di robuste barriere per scongiurare lo scivolamento delle colture verso valle.

Va comunque ricordato che queste opere non sono eterne. Le mura più vetuste rischiano di essere demolite dalle intemperie e dallo scorrere del tempo. A fronte di questa importante identificazione, l’augurio è quello di riuscire a conservare più a lungo possibile questi tesori che, tra una vite e un fico d’india, si stagliano silenziosamente nel nostro territorio.