CATANIA – “Considero il cosplay l’arte di indossare il costume e interpretare il personaggio di un fumetto, manga, videogames e tutti gli altri ambiti della cultura pop“. Così esordisce Giada La Rosa, in arte Titania_scarlet_cosplay, alla domanda “cos’è un cosplay”.
Dopo lo shooting fotografico a tema “My Hero Academia” realizzato lo scorso weekend alla Villa Bellini di Catania, non si è tirata indietro di fronte alla possibilità di rilasciare un’intervista. Insieme a lei, altri tre artisti hanno scattato con la troupe “AleLanzVideo”, specialisti in foto e video a tema cosplay, e hanno dedicato parte del loro tempo a spiegare cos’è per loro questo mondo, quali difficoltà nasconde e che emozioni suscita calarsi nei panni del proprio personaggio preferito.
Per Giada la parte più bella nella creazione del cosplay è quella del “crafting“, ovvero la creazione degli
accessori. “Mi piace progettare le singole parti degli accessori e crearle, curandole nei minimi dettagli. Sono molto perfezionista, quindi cerco sempre di ricreare i miei accessori nella maniera più fedele possibile, aggiungendo, allo stesso tempo, delle piccole variazioni che possano rendere i miei accessori unici e differenti da tutti gli altri cosplayers che interpretano lo stesso personaggio. Inoltre, sono perfettamente consapevole del fatto che il cosplay sia un hobby dispendioso, quindi mi piace anche l’aspetto della ricerca di materiali che siano funzionali ed economici, quando possibile, ma che garantiscano una buona qualità e un risultato soddisfacente. La parte più noiosa, invece, è quella legata all’acconciatura delle parrucche, quindi tutto ciò che riguarda la cotonatura, il taglio e lo styling. È una procedura molto lunga perché, nel mio caso, mi sono cimentata da poco in questo ambito, di conseguenza impiego molti giorni a portare a termine il lavoro“.
Molto dettagliato nelle risposte è stato anche Luca Varisco, in arte Lopmeth, che ha ben chiaro cosa lo ha spinto a passare da un’immersione “passiva” nel mondo del fumetto e della cultura pop, legata alla lettura e ai biglietti staccati per un posto al cinema, a una più “attiva”.
“Mi ha spinto il desiderio di potermi ‘trasformare’ nel personaggio che ammiro e che sento più ‘mio’, fin quando ero piccolo, leggendo o guardando manga e anime, ho sempre avuto i il sogno di poter essere io al posto del protagonista, di qualche altro personaggio secondario o anche di un antagonista, come per esempio Dabi. Visto che nel mondo ‘reale’ non si può essere chiunque, il cosplay mi ha aiutato a realizzare questo mio desiderio che avevo da piccino, amo interpretare il personaggio che sto vestendo, cercando sempre di essere più somigliante possibile, sia con lo sguardo che col comportamento. Il cosplay mi ha aiutato anche a superare la timidezza che mi portavo dietro fin da piccolo“.
Luca è stato il primo a farsi avanti per l’intervista, quindi gli riserviamo una domanda che, in quest’ambito, qualcuno definirebbe “tagliente”: “Pensi che il valore di un cosplayer dipenda dalla capacità di saper creare in autonomia i costumi e i relativi accessori o dall’abilità nell’immedesimarsi in un personaggio?“.
“Io penso che la bravura si vede da più sfaccettature. Un cosplayer può essere bravo nel creare i propri vestiti e accessori, ma non tanto nell’interpretazione e viceversa. Penso che la bravura di un cosplayer si vede dall’impegno che mette in qualsiasi ‘campo’. Per esempio, per quanto riguarda me, riesco a creare gli
accessori, ma per quanto riguarda il vestito, ho ancora molto da imparare. Credo anche che il riuscire a dare lo sguardo e l’interpretazione giusta, dipenda dal personaggio che porto“.
A questo punto ci focalizziamo su Giulia Iannello, in arte Bepo_chan_, che nella sua vita riesce a intrecciare passioni artistiche come la fotografia e il cosplay, con quelle scientifiche come la biologia. Giulia rivela gli elementi sulla base dei quali sceglie i cosplay da interpretare e quale le piacerebbe creare più di tutti.
“Scelgo quale cosplay fare in base a quale personaggio mi colpisce particolarmente, a prescindere dal sesso. Con alcuni si crea un ‘legame’ così profondo che mi spinge a voler interpretare quel personaggio per potermi sentire come lui/lei e fondermi con il suo modo di essere e di pensare e potermici sentire più vicina. Un cosplay che mi piacerebbe veramente tanto fare è Perona di One Piece, in particolare la prima versione che è la mia preferita nonostante sia di gran lunga più complicata. Però proverò comunque ad immolarmi in questa impresa e cercherò di fare del mio meglio perché non posso rinunciare a questo personaggio“.
La passione che trasmette a ogni parola, ci spinge a chiederle se reputa quello del “cosplayer” un vero e proprio mestiere. “Sì, ci sono molti cosplayers che hanno trasformato il proprio hobby in un lavoro. Oltre alle commissioni di costumi/parrucche/accessori, attraverso i numerosi mezzi che offrono i social è possibile farsi conoscere da un pubblico molto più vasto ed arrivare a guadagnare attraverso sponsorizzazioni e vendita di foto. Quello che conta però, secondo me, è non dimenticarsi mai della passione verso quest’arte, perché è ciò che permette di trasmettere qualcosa alla gente e lasciare un segno e non limitarsi a pensare soltanto al lato del business“.
Alla fine si lancia nell’intervista anche Kevin Dipaola, in arte kd.cosplay_ (che ha preferito mandare avanti i compagni d’avventura per “tastare il terreno”). Kevin non ha dubbi su quale sia il personaggio che lo ha spinto a buttarsi in questo mondo. “È stato Sanji di One Piece, perché prima di tutto questo anime/manga mi ha accompagnato nel corso della mia infanzia, tuttora lo seguo e ne sono innamorato, ma anche perché il personaggio è un cuoco ed è ciò a cui io aspiro a diventare, quindi questo personaggio mi rispecchia al 100%“.
Kevin lascia anche un utile consiglio a chi vuole affacciarsi per la prima volta in questa forma d’arte. “Consiglio di buttarsi e provare, anche se all’inizio non si crederà di essere perfetti. Secondo me, non ci sono
veri e propri trucchi del mestiere, perché ognuno di noi si esprime in maniera differente l’uno dall’altro in quanto non esiste un modo giusto o un modo sbagliato di fare cosplay“.
L’intervista si conclude con due domande rivolte a tutti e quattro. Sulla prima, riguardante gli elementi ricercati in uno scatto fotografico per esaltare il proprio cosplay, il gruppo si dimostra abbastanza compatto. Luca e Giada danno molta importanza alle espressioni, al modo di posizionarsi e posare, particolari che un bravo fotografo deve saper cogliere e consigliare. Giulia ha un debole per le foto in sequenza, quelle che “attraverso pochi scatti riescono a raccontare delle piccole storie”, ma tutti sono d’accordo su un punto: l’editing fotografico. L’unico, fondamentale, elemento capace di valorizzare il cosplay e il cosplayer.
Nella seconda, in cui chiediamo di scegliere tra la possibilità di essere protagonisti di un video o di un set fotografico, non hanno dubbi: protendono tutti verso il video, poiché lo vedono come un’importante opportunità per mettere in risalto la propria capacità attoriale e interpretativa.
Foto realizzate da AleLanzVideo
Articolo redatto in collaborazione con Adriana Lanz