Ignoranti si diventa? Chi sono gli analfabeti funzionali

Ignoranti si diventa? Chi sono gli analfabeti funzionali

CATANIA – Non riescono a comprendere brevi testi di utilità quotidiana, come un foglietto delle istruzioni, o un articolo di giornale, o un semplice contratto. Non sanno compiere le più basiche operazioni di calcolo, come quantificare la somma di una spesa o lo sconto su un prodotto. Eppure hanno ricevuto un’istruzione minima.

Stiamo parlando degli analfabeti funzionali, vale a dire, secondo i dati dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), del 70% della popolazione italiana. Non si tratta di analfabeti totali poiché sanno leggere, scrivere e fare di conto, ma il dato parla chiaro: un italiano su tre è incapace di comprendere, valutare e usare le informazioni a disposizione nella società senza una semplificazione o un’intermediazione.

L’indagine Piaac (Programme for the International Assessment of Adult Competencies – Programma per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti) evidenzia che, nonostante l’Italia possa vantare un tasso di alfabetizzazione che vicino al 100%, la percentuale di analfabeti funzionali è la più alta dell’Unione Europea. Occorre puntare l’attenzione, quindi, sull’analfabetismo funzionale e sui livelli di alfabetizzazione, piuttosto che sulle basiche capacità di lettura e scrittura.

Ma qual è l’identikit dell’analfabeta funzionale? Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Isfol (ente pubblico di ricerca sui temi della formazione, delle politiche sociali e del lavoro) il 10% è disoccupato, per la maggior parte svolge lavori manuali e routinari, è poco istruito, poco più della metà sono uomini e uno su tre ha più di 55 anni. Non mancano i giovanissimi che vivono in casa dei genitori senza lavorare o studiare, o chi proviene da famiglie dove sono presenti meno di 25 libri. Ad essere più colpite dal fenomeno le fasce culturalmente più deboli, come i pensionati e le persone che svolgono un lavoro domestico non retribuito; per quanto riguarda la distribuzione geografica, il sud e il nord ovest del Paese sono le regioni con le percentuali più alte (da sole ospitano più del 60 percento degli analfabeti funzionali italiani).

Se un tempo si parlava di analfabetismo di ritorno, vale a dire di adulti che col tempo dimenticavano molte nozioni acquisite, oggi si esce da scuola con strumenti già insufficienti ad affrontare la società. Quegli stessi strumenti che, secondo l’Unesco, servono ad acquisire “la capacità critica nei confronti della società, che stimola i progetti che possano agire sul mondo e trasformarlo“. Una mancata capacità di elaborazione che rende impossibile affrontare situazioni elementari di vita quotidiana, oltre che orientarsi fra le varie proposte politiche, rivendicare diritti contrattuali o difendersi dalle ingiustizie.

Un paradosso visto che grazie al web viviamo in un’epoca di possibilità di conoscenza pressoché infinita. Ma a vincere è la pigrizia perché, invece di approfittare di questa abbondanza di approcci al sapere, si preferisce far rattrappire i cervelli, rifiutando di essere curiosi, scoprire e conoscere. Come dimostra il caso emblematico della fake news che, vista la scarsa capacità di capire i testi e di discernere la veridicità, proliferano sempre di più.

Fonte foto: Paola Pivi