CATANIA – Occhiale da vista sottile, capello lungo un po’ ribelle e aspetto retrò che mostra ancora echi romantici. Dietro quell’atteggiamento così gioviale e affabile, Santino Mirabella, magistrato e scrittore catanese di 52 anni, nasconde due grandi amori: la cultura e la giustizia.
La mattina lo vediamo camminare per i corridoi del tribunale e alla sera dietro una scrivania fra i suoi libri, magari accompagnato da un sottofondo musicale di De André, Vecchioni o Guccini. E proprio in quest’atmosfera a tratti magica è nata la sua ultima creatura,
«“…e distillando sogni” è il titolo del mio nuovo libro che riecheggia una strofa del cantautore italiano Stefano Rossi» racconta Mirabella «il mondo che ho descritto è quello cantautoriale italiano che è stato una grande passione della mia vita. Io non sarei quello che sono senza i cantautori in generale che come input culturale ed emozionale sono stati veramente la serie A della mia vita».
Poi si distrae un attimo durante l’intervista, saluta gli amici che sono venuti ad assistere alla presentazione del suo libro a palazzo Platamone, scambia una battuta, ride e di nuovo «attraverso quello che scrivo cerco di emozionarmi ed emozionare chi mi legge mostrando la voglia che ho di vivere. Le emozioni si possono esprimere in mille modi, cantando, suonando e io lo faccio scrivendo».
Il suo nuovo volume, che nelle prefazioni vede le firme di Claudio Lolli e Franco Battiato, racconta la storia della canzone d’autore italiana, i suoi segreti, i suoi antenati e i suoi eredi puntando, però, la lente d’ingrandimento sul sognatore di Trastevere.
«Il libro è diviso in due parti, una più generale e un’altra solo su Rossi. Di lui mi catturò la stranissima parabola artistica così drammatica e romantica allo stesso tempo, in quanto egli a un certo punto della sua vita divorziò consensualmente con il mondo della discografia, che non sopportava, fino ad auto-produrre i suoi cd vendendoli su internet».
Il libro si chiude con due interviste a Mario Venuti e Luca Madonia, ex-Denovo, che secondo lo scrittore, sarebbero gli eredi contemporanei del mondo di cui parla. «Adoro la cultura – conclude Santino Mirabella – essa è utile perché ci fa respirare ma la giustizia è utile perché ci fa vivere. Da ora in poi mi concentrerò solo sulla narrativa».