CATANIA – Spettacolo toccante racconto di follia al teatro “Ambasciatori” di Catania. Un nuovo appuntamento carico di echi storici e drammaticità: “La Zattera della Medusa”, terzo appuntamento della stagione di danza, avvolto da una musica esponenziale che genera evocativi segnali linguistici, riempiendo tasselli di vita dello spettatore a forma di note, c’è una messe di vibrante parola poetica e poesia mimetica nella danza del regista Claudio Mantegna.
Ma di tutto e di tutti, col verso di Ungaretti “Mi illumino di immenso” e da solo sembra essere il manifesto ribaldo e dolente di una composizione spettacolare che vuole essere una tappa di un percorso già fortemente catturante.
Alexandre Corréard, ingegnere geografico sopravvissuto al naufragio, per denunciare l’accaduto scrisse il libro “Il naufragio della Medusa”, il resoconto di un naufragio non solo marino ma soprattutto etico.
È lui a raccontare la vicenda a Théodore Géricault, autore del celebre dipinto “La zattera della Medusa”, e risorge in scena come con visibile complicità per riportare la tragedia durante lo spettacolo. La storia della Zattera sembra trovare negli anni che stiamo vivendo un parallelismo perfetto che la porta a essere letta non come il resoconto di una cronaca del XIX secolo ma come la feroce e visionaria anticipazione del nostro presente che vive il vento della distruzione.
“Ecco la scelta di un’ambientazione scenografica e visiva asettica, come sottolinea il regista Mantegna che lascia spazio alla fantasia dello spettatore, offrendogli l’opportunità di collocare, fisicamente e temporalmente, la storia.
Un balletto che mette in forte contrasto la luce del primo atto con la penombra del secondo, il candore della speranza con la carnalità del dramma”. I danzatori in modo accattivante e distante riscrivono gi spazi di un mito per riscoprire l’anima dell’uomo attraverso l’esperienza estetica del sublime, massaggiando la psiche, che diventa immagine una sorta, di materialità Mundus immaginalis attraverso il fil rouge del mistero della vita umana “l’Uomo è molti” per rieducarsi ad una visione politeistica della vita e dell’anima rispettosa della complessità, così la danza ci riporta all’armonia tra le parti. In questo tempo prezioso della danza che crea una sinfonia poetica, mentre i danzatori accennano pas-de-deux “liquidi” e spesso afflitti dal “nostos” di una comunicazione interrotta.
Ecco che l’abile regia di Mantegna li muove “protetti dallo schermo” che ne riconsegna l’anima per farli venire allo scoperto, in un proscenio corale. Atmosfera bretoniana surrealista che lavora sulla “toilette” del gesto, rinomina lo spazio, ne diventa padrone pre-potente in sinergia tra braccia volto e busto del gruppo allegorico danzante. Imposible escriber poemas, e i danzatori si mimetizzano sempre in maniera eccentrica con aperti interrogativi incontrando il consenso del pubblico, mostrando una storia straordinariamente vitale e al passo con i tempi.
Come sottolinea lo spettatore testimone Ivano Testa “l’accaduto ha una tradizione artistico –letteraria; filtrato dall’occhio e dal pennello di Theodore Gericault che ha turbato le nostre coscienze per secoli, sollevato la scrupolosa attenzione dei più illustri storiografi, sino a rinascere oggi mediante l’appropriazione del racconto magistralmente condotta dalla Blueverse. Attingendo non solo agli squarci del dipinto e alle sue genialità prospettiche, ma anche alla cronaca che è testimonianza della crudezza del reale”.
Testa ammiratore sperimentale, nonché innovatore charmant evidenzia “tramite espedienti scenografici avanguardistici – come videoproiezioni 3d, scene multiprospettiche su diversi piani che rasentano l’illusionismo, giochi sonori creati in Dolby digital surround e di luci, sino alla frantumazione della quarta parete con l’ingresso dei ballerini in platea”.
Una pièce caratterizzata da costumi minimal che esaltano la purezza del nudo, della corporeità plastica e dell’essenzialità, attraverso una scenografia quasi magica, che rende “il mito della Medusa” universale ed immortale. Blueverse si apre all’infinito attraverso il canto dei pianeti nell’irriducibilità della perfezione per ri-mobilitare la cultura e Testa ci orienta con il suo linguaggio danzato esclamando “Il finale chiude la ring composition della trama sapientemente studiata che finisce come inizia: un finale in sordina che induce alla riflessione sulla tragicità del contemporaneo, poiché il mito si riallaccia ai piccoli drammi del quotidiano e si fa viva voce di tutte le Concordie arenate in mare, di tutti i morti emigrati e di ogni superstite disperato divenendo di queste storie paradigma inestinguibile e ricordo protratto in eterno”.
Grande evento atteso per il Gala di chiusura della Stagione di Danza 2014-2015 della Blueverse Dance Company, giorno 29 Maggio ore 21.00 Teatro Ambasciatori, ospiti d’onore Isabelle Ciaravola ed Hervé Moreau Etoile dell’Opera Parigi.
Lella Battiato