Cos’è la fuitina? La storia di Agnese, scappata da casa per amore

Cos’è la fuitina? La storia di Agnese, scappata da casa per amore

CATANIA – Tutti abbiamo sentito parlare di “fuitina”, chi magari se l’è fatta raccontare dalla nonna o chi dalla bisnonna, insomma un tempo era una pratica molto diffusa.

Fuitina significa letteralmente “piccola fuga”, piccola perché in effetti non durava più di qualche giorno, tanto quanto bastava per mettere le famiglie dei due innamorati davanti al fatto compiuto, ormai costrette ad acconsentire al matrimonio e ufficializzare il tutto per evitare di fare “mala cumpassa” con tutto il paese. 

Insomma, tutta una messa in scena a cui ricorrevano le giovani coppie quando i genitori dei due non erano d’accordo con la loro unione o perché troppo giovani o perché appartenenti a due ceti sociali troppo distanti tra loro o in alcuni casi era addirittura una scusa per “riparare” a un rapimento con tanto di stupro. 

Agnese, 68 anni, ci ha raccontato la sua storia, reimmergendosi nel passato e parlando col cuore in mano. “Ci sarebbe da parlare per giorni – ha cominciato con il sorriso stampato in faccia -. Eravamo molto piccoli e appassionati, io 14 anni e lui 18. Ovviamente non avevamo alcuna sistemazione, entrambi studiavamo. Io frequentavo il Boggio Lera, a Catania, e lui la facoltà di Scienze politiche. Ci volevamo bene e non volevamo passare un giorno di più lontano l’uno dall’altra. Volevamo stare insieme più tempo possibile e avevamo paura che qualcosa potesse cambiare dall’oggi al domani, ma i nostri genitori sapevano che sarebbe stato sbagliato e soprattutto sapevano che avevamo altre aspettative dalla vita, per questi motivi non erano per nulla d’accordo con il matrimonio. Allora un giorno abbiamo deciso di scappare, ci siamo incontrati in piazza a Valverde e abbiamo passato un notte insieme. Il giorno dopo siamo tornati a casa, mio padre già sapeva tutto ed era su tutte le furie ma ha dovuto accettare il fatto perché gli ho detto di essere incinta. Pochissimo tempo dopo ci siamo sposati e abbiamo avuto la nostra prima figlia. Io avevo solo 15 anni. Per noi è stata una fortuna, perché l’anno dopo è uscita la legge secondo cui i minorenni per sposarsi dovevano avere il consenso del Papa”.

Ha mai pensato che forse le cose sarebbero potute andare diversamente?

“No, non ci ho mai ragionato su, non mi interessava e non mi interessa neanche ora. Le cose sono andate così, Dio ci ha portati fin qui e vuol dire che questa è la strada che ha voluto per noi. Nella nostra mente c’è sempre stata l’idea di avere una famiglia. A quell’età naturalmente non è un percorso semplice. Anzi la convivenza non lo è mai, figuriamoci tra due bambini, ma alla fine siamo arrivati dove siamo ora”.

Agnese ora ha due figlie e quattro bellissimi nipotini. Come si potrebbe pentire della sua scelta? Ma ci sono tempi e tempi, una decisione del genere oggi non potrebbe essere accettata, soprattutto perché condannata dal codice penale come reato di sottrazione di minorenne consenziente. 

Allora le abbiamo fatto la domanda cruciale: Che cos’è per lei l’amore?

“Quando si è giovani l’amore si intende diversamente, si percepisce come passione, possessione, qualcosa che intraprendi senza pensarci. Poi maturi e capisci che il vero amore è altro. É donazione, io mi dono a te e tu ti doni a me e voglio solo che tu sia felice. L’amore è tutt’altro che egoismo ed è assoluto, sempre lo stesso, non dipende dai tempi ma dalla persona e dalla sua mentalità, da come lo intende. Quando ami il sacrificio non ti spaventa, anzi lo fai con piacere. Tanti giovani non capiscono pienamente l’amore così come non l’ho inteso io ai tempi. Per amare si deve essere maturi ed è per questo che io voglio che i ragazzi pensino prima di agire e prima di fare qualsiasi scelta troppo affrettata”.