CATANIA – Molteplici possono essere le chiavi di lettura del romanzo di Mariella Bonasera e Gloriana Orlando “Il filo del tempo” e ogni presentazione ne svela alcune. Domenica 28 giugno nella sala della Biblioteca Navarria-Crifò il tema della chiacchierata delle autrici con il pubblico presente riguardava “Il tempo delle donne”.
Negli anni immediatamente precedenti il primo conflitto mondiale generalmente le donne vivevano la loro vita nel protettivo ambiente domestico e il loro tempo era scandito dalle attività ad esso connesse. Il conflitto ha stravolto le loro esistenze, le ha costrette a farsi carico delle attività un tempo riservate a padri e mariti ma molte di loro sognavano di ripristinare la situazione precedente, rientrare nei “ranghi”, riprendere il ruolo che sentivano più congeniale alle proprie aspirazioni; ma soprattutto desideravano “tirare il filo del tempo” come scriveva Concettina, una delle protagoniste al marito al fronte, per tornare a “vivere nella pace e tranquillità”.
Partendo da questo tema le autrici hanno parlato della genesi del romanzo e di come hanno organizzato il lavoro a quattro mani intrecciando tra loro le storie, sia vere sia inventate, in modo così inestricabile che adesso risulta difficile anche a loro distinguere le parti che ognuna ha scritto.
Nella terrazza della Biblioteca Comunale Vincenzo Bellini, il 29 giugno si è affrontata una tematica più complessa e impegnativa. L’argomento proposto riguardava “Donne nella Grande Guerra. Cambiano le responsabilità, i ruoli e la società” e le autrici ne hanno discusso con la sociologa della comunicazione Graziella Priulla che ha aperto l’incontro facendo un quadro molto puntuale della condizione della donna a partire dall’ultimo scorcio dell’Ottocento fino ad arrivare al secondo dopoguerra.
L’assunzione di ruoli un tempo riservati esclusivamente agli uomini ha modificato, per un certo periodo, la società e creato nelle donne una maggiore consapevolezza delle proprie capacità. Ma l’avvento del fascismo le ha risospinte nell’ambito del focolare domestico da cui erano uscite, spesso loro malgrado, e ha riproposto la figura della donna sottomessa, della madre che ha il compito precipuo di fornire figli alla patria. La Concettina protagonista del romanzo, donna realmente esistita, non creazione letteraria, ha però fatto scelte differenti, ha preferito “rimanere vedova” per non accettare matrimoni di pura convenienza come la società ancora imponeva, riuscendo a crescere da sola le tre figlie e il nipotino rimasto orfano, rivelando una forza di carattere e una volontà di affermazione personale che non tutte le donne avevano.
La splendida voce di Daria Luppino ha fatto rivivere i sentimenti delle protagoniste trasmettendo forti emozioni al pubblico. E in conclusione…. the, latte di mandorla e dolcetti, proprio come nel romanzo!