CATANIA – Volge al termine la Festa di Sant’Agata, una delle celebrazioni più sentite per cittadini e fedeli, nonché terza al mondo per partecipazione. Nonostante il giorno “clou” dei festeggiamenti sia il 5 febbraio, le celebrazioni iniziano già molto prima, per l’esattezza nel mese di gennaio, fino a concludersi poi con le giornate vere e proprie di festa, ovvero 3, 4, 5, e 6 mattina. Proprio nell’ultima fase infatti, avviene uno dei momenti più toccanti e coinvolgenti dell’intera Festa di Sant’Agata, cioè il Canto delle suore Benedettine.
Canto delle suore Benedettine
Il Canto delle suore Benedettine si svolge sempre nella parte finale dei festeggiamenti. Infatti, la mattina del 6 febbraio, a conclusione del giro interno iniziato il giorno prima, le Benedettine eseguono il loro canto, omaggiando Sant’Agata. Dopodiché, il fercolo prosegue la processione fino al rientro definitivo nella Cattedrale.
Precisamente, il Canto delle suore Benedettine inizia quando il fercolo, dopo aver imboccato via dei Crociferi, in seguito al momento importante della cosiddetta “a ‘cchianata ‘i Sangiulianu” (salita lungo la via Di Sangiuliano), effettua una sosta davanti al monastero delle suore benedettine di clausura che, da dietro i cancelli del sagrato della chiesa di San Benedetto, intonano dei canti in onore della patrona. Successivamente, il fercolo è pronto per rientrare nella Basilica.
Un tempo il Canto delle Benedettine del Santissimo Sacramento non era previsto nei festeggiamenti. Infatti, si tratta di una tradizione prettamente moderna, che inizia dalla seconda metà degli anni ’80.
Una volta, in passato, il fercolo giungeva in prossimità del monastero durante la notte, quindi le suore benedettine intonavano il canto senza farsi vedere dalla folla. Oggi invece, con il prolungamento dei tempi di festa e processione, arriva in via dei Crociferi più o meno all’alba, consentendo alle monache di cantare alla luce del sole, davanti a tutti.
Spiegazione e origini della melodia
La musica del canto sarebbe stata ideata alla fine dell’800 dal compositore Filippo Tarallo, originario di Napoli. Il canto viene eseguito in latino e riprende uno dei momenti chiave della storia di Sant’Agata. Infatti, quest’ultimo rappresenta la preghiera che la Santa Patrona ha rivolto a Dio dopo l’amputazione dei seni. La donna, ferita fisicamente, ha cominciato ad invocare Dio, per poi essere curata e guarita dall’apparizione di San Pietro.
Pertanto, l’omaggio musicale è visto soprattutto in maniera molto simbolica, con un significato profondo di fede, devozione e orgoglio. Di seguito, la traduzione italiana del Canto delle suore Benedettine a Sant’Agata.
La traduzione italiana del testo
“Stando la beata Agata in mezzo al carcere, elevate le mani pregava il Signore: Signore Gesù Cristo, Maestro buono, ti ringrazio perché mi hai fatto vincere i tormenti dei carnefici, esaudiscimi, o Signore, e fammi pervenire felicemente alla tua gloria infinita“.