Cultura

Apre teatro nell’ex Hard Rock a Catania

CATANIA – Quasi un mese fa la Comunità Resistente Piazzetta occupò uno dei tanti spazi abbandonati, inutilizzati, lasciati a marcire nelle logiche della speculazione edilizia: questo posto era l’ex Hard Rock Cafè, rimasto chiuso per circa 12 anni.

“Oggi, l’ex Hard Rock è diventato il centro popolare occupato Colapesce e abbiamo scelto questo nome perché anche noi, come questa antica leggenda, vogliamo tenere in piedi con tutte le nostre forze questo mondo e lo vogliamo tenere in piedi con dei valori essenziali come la solidarietà e il mutualismo”, dichiarano dall’associazione.

Ad oggi sono tante le attività che dentro il Colapesce hanno preso vita, dall’aula studio al doposcuola popolare, la ciclo officina, lo sportello contro lo sfruttamento, quello di solidarietà popolare e tanto altro ancora. Altre a sfondo sociale saranno presto attivate e insieme a queste troveranno posto numerose quelle a sfondo artistico, alcune a dire il vero, già avviate.

“Una piccola scena Hip Hop ogni giovedì pomeriggio si vede in Piazzetta, un appuntamento ormai di rito per tanti giovani che grazie all’hip hop lab hanno la possibilità di registrare gratuitamente i propri pezzi nella nostra sala di registrazione costruita dentro il CPO Colapesce”spiegano.

Da giovedì 1 marzo, dopo la costruzione di uno spazio fisico all’interno del Colapesce, ogni giovedì alle ore 18 si svolgeremo incontri laboratoriali della compagnia teatrale Menti Divise, quest’ultima nata dall’esperienza del teatro popolare in Piazzetta attraverso spettacoli come quelli di Luciano Bruno e di Samuele Carcagnolo e, soprattutto, dall’esigenza di ricostruire un tessuto artistico alternativo all’interno di questa città, per un’arte libera da ogni logica di profitto, un’arte che non punti all’arte per l’arte, ma che renda vivi e coscienti della società in cui ci ritroviamo a vivere.

Perché come compagnia teatrale abbiamo scelto di fare teatro dentro il CPO Colapesce? Perché come il Colapesce prima era uno spazio di abbandono ed ora si attinge ad essere avamposto di libertà e resistenza, anche noi vogliamo sposare questa causa e costruire, lì dove era lusso e consumo, un teatro che resista al dio denaro, che non racconti l’estetica di una vita, che sia crudo, vero, che racconti la realtà“.

Carlo Marino

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