Alla scoperta dei tesori siciliani: l’ultima tappa dell’estate tra le bellezze di Catania

Alla scoperta dei tesori siciliani: l’ultima tappa dell’estate tra le bellezze di Catania

CATANIA – La gita della domenica alla scoperta dei tesori siciliani è giunta all’ultimo appuntamento che si conclude con uno “strappo alla regola”. Non un borgo né un piccolo paesino, ma una delle principali città siciliane: Catania.

La città etnea che si articola tra mare e montagna, tra storia e innovazione è anche il luogo dalle mille contraddizioni, che possiede al suo interno tesori inestimabili che molti ancora non conoscono. Solo quando verranno scoperti e apprezzati da tutti (soprattutto dai catanesi), Catania brillerà della luce che merita.

La redazione NewSicilia.it vi accompagnerà alla scoperta della città attraverso la visita di alcuni dei palazzi principali, oggi presidi culturali.

Castello Ursino 

Federico II di Svevia diede il via alla costruzione del Castello Ursino, affidata a Riccardo da Lentini, tra la fine del 1239 e l’inizio del 1240. L’edificazione del Castello faceva parte di un ampio progetto di fortificazione avviato già negli anni precedenti nella Sicilia orientale da Federico II.

Nonostante le difficoltà economiche imponessero in quegli anni l’interruzione dei lavori in gran parte degli altri castelli siciliani, il castello catanese fu eretto in breve tempo su un promontorio che si affacciava sul mare ma che dominava il centro cittadino. Non più isolata roccaforte, ma vero e proprio edificio urbano a presidio della città.

Per tutto il XIII secolo mantenne il carattere di fortezza per poi divenire dimora reale degli Aragonesi e poi dei Viceré Spagnoli.

Venne adibito anche a carcere di cui permangono ancora le tracce nel cortile dove sono presenti dei disegni elaborati sui muri dai prigionieri e, infine, utilizzato come caserma.

Nel 1988 iniziò il restauro per recuperare il castello e restituire alla città di Catania un monumento di inestimabile valore storico e culturale.

Monastero dei Benedettini 

Il Monastero dei Benedettini di Catania rappresenta un vero e proprio esempio del tardo barocco siciliano che oggi ospita il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania.

Il plesso venne fondato dai monaci cassinesi nel 1558. Colpito da calamità naturali, distrutto e ricostruito, il Monastero è esempio di integrazioni tra le epoche storiche che saltano all’occhio del visitatore attento.

Il XVII secolo catanese fu caratterizzato da due eventi naturali che modificarono parte della conformazione della città: la terribile colata lavica del 1669 e dal catastrofico terremoto del 1693.

Nel 1669 l’Etna cominciò a eruttare lava e il vulcano dimostrò tutta la sua potenza quando dai crateri iniziò a scorrere una colata incandescente che raggiunse la cinta muraria della città intorno alla fine di aprile, arrivando fino alle mura del monastero cinquecentesco.

La città venne difesa strenuamente utilizzando muri per deviare il fiume di fuoco che la minacciava, il monastero si salvò ma sorte diversa toccò alla chiesa a esso annessa.

Nella notte tra 10 e 11 gennaio del 1693 Catania trema, il Val di Noto viene raso al suolo, la città etnea è distrutta e gran parte dei catanesi è sepolta sotto le macerie.

A partire dal 1702 iniziò la ricostruzione e il Monastero viene ripopolato da monaci provenienti da diversi luoghi. Il progetto di ricostruzione prevede un ingrandimento della pianta. Ingrandito e decorato, il Monastero divenne uno dei conventi più grandi d’Europa.

Palazzo Platamone

Testimonianza dell’architettura tardo medievale e rinascimentale, il Palazzo Platamone deve il suo nome alla famiglia Platamone, tra le più illustri famiglie di Catania nel 400. Nel XV secolo tra i più lussuosi e rappresentativi della città.

Oggi il Palazzo è diventato uno dei luoghi attorno al quale si articola la vita culturale catanese: eventi, mostre e manifestazioni prendono vita tra le sue stanze e il suo ampio cortile.

Teatro Massimo Bellini

Il teatro simbolo della città di Catania venne inaugurato nel 1980 e realizzato su un progetto ideato dall’architetto Carlo Sada. La sera del 31 maggio venne portata sul palco del nuovo teatro catanese la “Norma” capolavoro di Vincenzo Bellini.

Al suo interno dispone di un’orchestra di 105 elementi, di un coro di 84 elementi, di un nutrito gruppo di tecnici di palcoscenico, di laboratori scenografici.

Nella sua sala da milleduecento posti, dall’acustica perfetta, si svolgono ogni anno una stagione d’opera, con sette turni d’abbonamento, e una stagione sinfonica e da camera, con due turni d’abbonamento.

Molti concerti vengono replicati in località della Sicilia e una intensa attività promozionale viene svolta da piccoli complessi strumentali e vocali formati da elementi dell’orchestra e del coro.

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Durante l’estate 2020, diversa rispetto alle altre, è stato possibile visitare luoghi meravigliosi che rappresentano la vera ricchezza dell’Isola e che le restituiscono la dignità che merita.

La bellezza, però, da sola non basta. Per dare il giusto riconoscimento alla Sicilia è necessario l’intervento delle persone, tutte e unite, disposte a lottare e a restare per un territorio che ha ancora troppa strada da fare.

Fonte foto Enrico Sciuto