Cultura

“Portami con te” di Eliana Camaioni

Negli ultimi anni, un’inedita brezza letteraria raccoglie l’afflato che le spetta, perché numerosa è la folla corsa a godere dell’inchiostro ansioso di nuovi profumi.

Donne, virtuose e siciliane, scalano le classifiche letterarie con opere intrise di calda intimità, ora ispirate al magma vulcanico, ora allungate sulle lingue di sabbia prossime al mare cristallino.

Lei si chiama Eliana Camaioni, messinese, laureata in lettere, dottore di ricerca in Filologia, critica letteraria e scrittrice di una narrativa innovativa con effetto tachicardico dalla prima alla quarta di copertina.

In libreria da marzo 2023, “Portami con te”, il prequel del romanzo “Nessun dorma” (reduce da una corale adesione), ripete il successo editoriale che, a due mesi dalla pubblicazione, vola alto nell’impero della letteratura coinvolta nella scienza esoterica.

Un titolo, il nome della scrittrice, i primi indizi di un mistero sembrano andare di fretta verso la definizione che punta oltre la mera apparenza.

Alianna Braschi e Marco Stagnoli sono due giovani liceali che, per caso o per comando di qualcuno, si ritrovano l’uno accanto all’altro nella ricerca a quattro mani di un documento misterioso quanto il suo codice identificativo: B538/bis. Un esemplare unico al mondo, specchio confidente a sé stesso, mai ripetuto in nessuna forma.

Dalla città di Messina alla capitale della Repubblica Ceca, Praga, la linea d’azione rinnega la traiettoria propedeutica al simbolismo. All’uomo incaricato di riportare alla luce un documento misterioso si richiede la scrupolosa lettura dei messaggi pervenuti da mani anonime e forse criminali. Gli ambienti dall’atmosfera criptica rispondono con mezze verità per confondere l’ingegno a due passi dalla rivelazione.

Le tensioni maturate nelle notti di Praga, com’è ovvio che sia, culminano nelle pulsioni umane di Alianna e Marco, due vibrazioni mute dietro l’alibi razionale della ricerca. Raro, ma “scelto insieme”, il contatto deciso di far andare in fiamme una foresta di ghiaccio.

Forse disconnessa da un mantra ripetuto a vuoto durante chissà quale pratica alchemica, molto poco si ha coscienza sull’origine del manoscritto B538/bis in caratteri cirillici.

Un documento strappato a metà, questa la prova dell’elemento chiave attraverso cui le proprietà fisico-chimiche dell’acqua svolgono un’azione sulle relazioni umane connesse ai sentimenti. La struttura molecolare dell’acqua memorizza la sostanza aggiunta in essa, conservandone la valenza omeopatica prodotta dal seppur breve contatto. Il legame dell’acqua dispiega la forza di ogni singola molecola in grado di “unirsi” (legarsi) a un’altra sua eguale, come accade all’unione indissolubile tra due persone, ovvero due forze, due molecole predisposte a legarsi nella metafora dell’acqua.

Che si stia disquisendo di una leggenda manomessa in qualche sotterraneo da una pratica esoterica, l’opinione controversa potrà chiamarsi sentenza quando l’altra metà della scrittura sarà profezia avverata. È troppo presto per avanzare dalla porta sconosciuta alla legge dell’entità visibile.

Da cento anni il manoscritto risulta preda ambita da molti studiosi. Ai giorni protagonisti della storia si aggiungono due giovani neofiti del rebus sotto la moquette gravata da una Carrozza Senatoria. Gli indizi (pochi) rinvenuti in terra straniera, vengono imbarcati su un aereo in fase di decollo da Praga destinazione Italia, nella città di Messina dove ha avuto inizio l’enigma arcano da cui uscirne vincenti risulta sempre più impensabile.

Tuttavia… la città sullo stretto indica soluzioni azzardate: ripartire dalla Carrozza Senatoria costruita nel Settecento, proprietà di una famiglia nobile messinese.

La Carrozza Senatoria è di fine settecento, il giornale è degli inizi del Novecento: probabilmente sarà appartenuta a una sola famiglia, quella del misterioso italiano che si è aggiudicato all’asta con Drievskij la parte del documento che stiamo cercando“.

A Palazzo Calapaj-D’Alcontres, una residenza nobiliare di fine Settecento, abita l’ultimo discendente della famiglia proprietaria della carrozza, l’Avvocato Aristotele Calapaj. Uno “studioso di scienza e di misteri“, forse umana soluzione al rebus cresciuto enigma composto da “formule magiche” provenienti “dal Sacro Ordine del Legame dell’Acqua che da sempre si tramanda l’antica Conoscenza.

Ultima tappa, una villa in campagna completa la geografia delle tessere italo- russe quale anticipo alla soluzione del rebus per opera di un nome spoilerato in esclusiva al lettore.

Non più la moquette di un museo isolata da un nastro bianco e rosso, ma un pavimento di vetro azzurrino sotto il quale si nasconde un accesso riservato ad Aristotele Calapaj e ai suoi colleghi scienziati.

È un laboratorio…il laboratorio di un Alchimista“.

Credit Google/Ibs

Sara D'Angelo

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Sara D'Angelo
Tags: Evidenza Rubrica sara d'angelo Un libro a settimana

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