CATANIA – Una bufera annunciata quella che si è abbattuta stamane su Nino Pulvirenti e Stefano Rantuccio; no, non parliamo di calcio Catania, scommesse e treni: parliamo di aerei, di low cost e di una bancarotta fraudolenta che è costata il lavoro a centinaia di persone.
La Windjet era una compagnia aerea lowcost nata dalle ceneri di Air Sicilia, collegava l’isola con tutta Europa a prezzi concorrenziali ed aveva dato lavoro a tantissime persone, non solo a Catania.
Era il 2003 quando Nino Pulvirenti si buttò in quest’avventura. Wind Jet è stata la prima compagnia low cost italiana, con oltre 2.900.000 passeggeri trasportati nel 2008, 13 airbus su rotte nazionali e internazionali soprattutto verso il nord ed est Europa. La sede legale era a Catania, ma con basi operative anche presso gli aeroporti di Palermo e dal 2011 di Rimini-Miramare.
La rivista Capital e Class Editori nel 2006 lo elegge “miglior imprenditore dell’anno in Sicilia” per la sua “capacità di innovazione in termini di idee, modelli di business e tecnologie“.
Nino Pulvirenti, è l’esempio siciliano del “self made man“, come lo aveva definito Pippo Baudo.
Ma nonostante i pubblici elogi al piccolo imprenditore che, dalla Standa di Belpasso era arrivato a conquistare i cieli d’Europa, qualche ombra iniziava a vedersi all’orizzonte: già nel 2005 Pulvirenti fu al centro di una dura contestazione da parte del personale WindJet per presunte minacce e comportamenti anti-sindacali.
Dal 2009 in poi la situazione cambia radicalmente, sia per l’aumento del prezzo del carburante (+75%) sia a a causa di alcuni incidenti che hanno avuto effetti pesantissimi sul bilancio, per una cifra che si avvicina ai 30 milioni di euro, il fenomeno Wind Jet comincia a vacillare. Sempre nel 2009 il bilancio segna un rosso di 1,8 milioni di euro e la situazione peggiora l’anno successivo con un -3,1.
Il passivo aumenta nel 2011 raggiungendo quota 10 milioni, appena un anno dopo, il debito veniva stimato intorno ai 180 milioni di euro. La speranza doveva essere l’accordo con Alitalia, che saltò inesorabilmente a ridosso di ferragosto.
A Catania fu il caos.
Milioni di viaggiatori restarono bloccati per ore e ore nell’aeroporto di Fontanarossa, per poi essere costretti a comprare nuovi biglietti con altre compagnie.
Il 19 ottobre del 2013 il 92% dei creditori votò per la ripresa dell’attività: l’accordo prevedeva la restituzione del 48% dei debiti ai creditori privilegiati e il 5% per tutti gli altri. Tale concordato fu possibile proprio grazie all’intervento del presidente Antonino Pulvirenti, che mise a disposizione il capitale della holding Finaria spa, di cui è il titolare.
Nel luglio 2015 la procura di Catania iscrive nel registro degli indagati 14 persone, tra cui i vertici della società con l’accusa di bancarotta fraudolenta.
Il presidente Pulvirenti, insieme all’amministratore delegato Stefano Rantuccio viene arrestato oggi dalla Guardia di finanza su disposizione del GIP del tribunale di Catania. Avrebbero aggravato lo stato di dissesto della Wind Jet s.p.a. per oltre 160 milioni di euro, tramite operazioni dolose compiute a partire dal 2005.
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