Vittime del pizzo “minacciate” dal paladino della legalità e soldi dello Stato usati per scopi personali: i DETTAGLI dell’operazione “My Racket”

CATANIA – Su delega della Procura della Repubblica di Catania, i finanzieri del comando provinciale del capoluogo etneo hanno eseguito un’ordinanza del gip di applicazione degli arresti domiciliari nei confronti di Salvatore Campo, 75 anni, presidente dell’Associazione Siciliana Antiestorsione (A.SI.A.), indagato per estorsione continuata, peculato e falso ideologico.

Con il medesimo provvedimento cautelare, è stato disposto anche il sequestro all’Associazione antiracket A.SI.A dalla Regione Siciliana, di soldi vincolati al perseguimento degli scopi dell’ente stesso, usati dall’indagato per finalità personali.

L’attività investigativa delle Fiamme Gialle di Catania è scaturita da un’attività di monitoraggio delle associazioni e organizzazioni antiracket e antiusura operanti nel territorio di competenza nonché dall’esame di esposti presentati alla Procura della Repubblica da associazioni operanti nel medesimo contesto assistenziale.

Le investigazioni dei militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania, consistite nell’effettuazione di intercettazioni telefoniche, ambientali, videoriprese, testimonianze e accertamenti bancari delegati dall’autorità giudiziaria etnea, hanno consentito di delineare un quadro indiziario grave nei confronti di Campo, il quale costringeva vittime di fatti di criminalità organizzata, usura ed estorsione, a consegnargli somme in denaro non spettanti, in misura proporzionale ai riconoscimenti di legge (Legge n.44/1999, “disposizioni concernenti il fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell’usura”).

L’Associazione Siciliana Antiracket nasce nel 2008 con lo scopo, in linea con il vigente quadro normativo, di “esercitare una costante azione di stimolo e nei confronti dell’opinione pubblica e nei confronti di tutte le autorità costituite affinché il problema dei delitti di estorsione e di usura vengano considerati primari ed essenziali non solo per le categorie che li subiscono ma anche per l’intera comunità che direttamente da tali delitti viene gravemente danneggiata”. L’associazione non ha carattere di lucro, recita ancora il suo statuto, e l’attività è finanziata da contributi associativi, oblazioni volontarie, sovvenzioni pubbliche e l’eventuale residuo dovrà essere devoluto a favore delle imprese vittime.

Nella realtà, l’Associazione A.SI.A. sarebbe stata utilizzata dal 75enne per l’esclusivo perseguimento di un utile economico personale, a danno sia di coloro i quali si rivolgono all’associazione per ottenere assistenza e supporto sia nei confronti dello stesso ente che viene privato delle risorse necessarie per il perseguimento dei fini propri.

Campo, nell’esercizio delle attività dell’Associazione, anziché perseguire le finalità a carattere assistenziale e sociale in favore delle vittime tendeva ad assoggettarle, subordinando il sostegno dell’associazione – specificatamente nella predisposizione delle istanze di accesso ai benefici di legge – all’accoglimento delle proprie pretese economiche, oscillanti tra il 3% e il 5% del beneficio concesso dalla legge alla vittima del reato.

Le indebite richieste venivano avanzate sia per avviare l’iter procedurale per il riconoscimento del risarcimento sia prima del riconoscimento delle somme erogate dallo Stato. Qualora l’associato/vittima non aderiva alle richieste di denaro, il presidente assumeva atteggiamenti intimidatori finanche giungendo all’abbandono del sostegno assistenziale. Le illecite dazioni, tra l’altro sancite anche in scritture private non registrate, avvenivano in denaro contante o attraverso versamenti bancari qualificati apparentemente come contributi volontari.

Fonte foto: neXt Quotidiano